domenica 16 ottobre 2011

Riflessioni varie sul 15 ottobre

Questo post non avrebbe mai dovuto vedere la luce. In primis perchè avevo deciso di concludere questo progetto in maniera più o meno definitiva, a causa di varie questioni personali. In secondo luogo perchè speravo di non dover leggere/vedere/sentire certe cose relative alla giornata di ieri. Purtroppo - o per fortuna - mi è successo ed eccomi di nuovo qui a scrivere, cercando di sfogare l'incazzatura cosmica che mi è montata nel modo più costruttivo che mi è venuto in mente.

Non ho la minima intenzione di stare a gettare altre parole nel calderone infernale della paranoia parlando di infiltrati, tanto meno voglio scadere nella retorica della manifestazione rovinata da quattro facinorosi. A quello, e a creare il clima da caccia alle streghe, ci pensa già la redazione di Repubblica.

Partiamo con certe dichiarazioni che a mio avviso sono agghiaccianti, come quelle di chi parla apertamente di "nemici" e di "regolamenti" con questa o quella realtà. Agghiaccianti perchè lasciano trapelare un disegno egemonico volto a delegittimare e spazzar via qualsiasi tipo di pratica o contenuto ritenuto non conferme alla loro prassi politica. Per dirla chiaramente è un atteggiamento dalle forti tinte autoritarie, per non dire fasciste. Il tutto in barba ai proclami sul bisogno di democrazia. La cosa tuttavia non mi stupisce più di tanto, visto che provengono da personaggi che di fatto hanno sempre utilizzato i movimenti per lanciare le proprie candidature politiche: prima coi Verdi, poi con Rifondazione e infine in proprie liste civiche. La poltrona prima di tutto e con ogni mezzo necessario.

Si è arrivati anche a pubblicare in rete i primi piani di "presunti black bloc", foto date in pasto ad una folla forcaiola che chiede a gran voce provvedimenti draconiani. Gente che si definisce "democratica" e che finisce con l'usare gli stessi metodi dei regimi e con lo scordarsi che in uno stato formalmente "democratico" esiste una cosa chiamata presunzione di innocenza. Gente che esultava per le rivolte in Egitto e Tunisia e che ora inorridisce davanti ad una Mercedes data alle fiamme, come se Ben Alì e compagnia bella fossero stati cacciati a suon di parate colorate. Gente che in piazza invocava a gran voce le cariche contro i "violenti" - che probabilmente sono i loro figli o nipoti - salvo poi augurare la morte al vigile che gli dà la multa per aver parcheggiato in doppia fila. Gente che vuole mettersi a fare il poliziotto a tutti i costi, incurante del fatto che oggi tocca al "violento" mentre domani potrebbe toccare a chiunque. Ah, già, loro non hanno nulla da nascondere...

Finisco coi giornali. Finisco con il Corriere che rilancia l'appello a segnalare alla Polizia chiunque possa essere stato implicato in azioni violente. Finisco con Repubblica che, pur di non mostrare la polizia che attacca il corpo del corteo, i blindati lanciati a folle velocità in mezzo alla folla e contro il Tir dei Cobas, preferisce mostrare una statua della Madonna fatta a pezzi.

Questa è l'Italia e questi sono gli italiani. Svegliatevi gente.


martedì 13 settembre 2011

Libro...quanto mi costi! parte 2

Nella prima parte di questo "mega post" ho parlato del costo dei libri in formato cartaceo. Giusto per restare in tema - e per puro masochismo - l'argomento della seconda parte sarà il costo dei libri in formato digitale, i cosiddetti ebook. Il formato digitale spopola nei quattro angoli del mondo civilizzato, tranne - stranamente - in Italia. Ok, dal punto di vista tecnologico e informatico siamo ai livelli dello Swaziland, se non peggio. Rendiamoci conto che c'è ancora gente che non è in grado di allegare un documento ad una mail e non sto parlando di gente di una certa età, visto che - tanto per fare un esempio - mio padre sa usare il pc tanto quanto me. Tuttavia ridurre le cause dello scarso successo degli ebook in Italia al solo analfabetismo informatico degli abitanti del Bel Paese mi pare un po' troppo riduttivo. Analizziamo, quindi, la situazione.

Partiamo con ordine. La prima cosa che balza all'occhio è la diversa dignità conferita al libro in formato cartaceo e al libro in formato digitale. Il primo ha l'IVA al 4%, mentre il secondo è gravato da una imposta pari al 20% (21 quando il testo della manovra economica verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale). Questo perchè l'ebook non è attualmente considerato un prodotto editoriale. Avete capito bene: "Cime Tempestose" stampato su carta è un libro a tutti gli effetti, mentre la sua versione digitalizzata è un semplice "software informatico". Già questo dovrebbe far capire quanto sono miopi i legislatori italiani, ma d'altra parte vedendo i soggetti non c'è nulla di cui meravigliarsi.

La seconda cosa di cui ci si accorge è il prezzo spropositato degli ebook. Precisazione più che doverosa: mi riferisco solo a quelli rilasciati dai grandi editori "ufficiali" e non a quelli degli editori minori o a quelli autoprodotti. Facciamo un altro esempio. Prendiamo il già recensito "L'inattesa piega degli eventi" di Enrico Brizzi e confrontiamo su IBS i prezzi delle due versioni. Il prezzo della versione cartacea è di 11,90 € (nell'edizione del 2009 e salvo sconti), mentre la versione elettronica costa ben 9,49 €, solo due euro di meno. Rileggendo velocemente la prima parte vediamo che un prezzo così alto è del tutto ingiustificato, visto che l'editore non deve sostenere le spese di stampa e che la distribuzione è del tutto assente, in quanto non c'è nulla di fisico da trasportare da un posto ad un altro.

Ora, io sono parecchio malizioso, ma la cosa mi puzza parecchio. Internet è libero per antonomasia e può permettere a chiunque, soprattutto ad un autore emergente (magari di talento e mai considerato dagli editori nostrani), di promuovere e distribuire le proprie opere (a prezzo "popolare" o anche gratuitamente) senza dover passare attraverso la trafila delle case editrici. Case editrici che spesso e volentieri pubblicano solo nomi noti che assicurano un grande numero di vendite o che preferiscono puntare direttamente sugli autori stranieri. Inoltre permette ai lettori di scegliere tra un testo mediocre e uno di buona qualità, portando così ad una sorta di selezione naturale. Che i prezzi così elevati siano un tentativo di eliminare sul nascere una potenziale (e pericolosa) concorrenza?

martedì 6 settembre 2011

Libro...quanto mi costi! parte 1

Il primo settembre è entrata in vigore la cosiddetta legge Levi, detta anche legge anti Amazon, norma che fissa un tetto massimo per gli sconti riservati ai prodotti editoriali: il 15% per i rivenditori e il 25% per gli editori. Insomma, si tratta di uno dei rari tentativi di calmierare i prezzi verso l'alto, mascherato da misura per aiutare i piccoli librai. Sia chiaro, niente contro di loro, anzi, al sottoscritto piacerebbe tantissimo avere una piccola libreria di genere. A mio avviso, però, ridurre la crisi dei piccoli rivenditori alla concorrenza spietata dei grandi store - online o meno - è fuorviante.

La triste realtà è che in Italia non si legge. Nel 2010 il 46,8% della popolazione italiana non ha letto nemmeno un libro al di fuori di quelli scolastici e universitari. Testi il cui prezzo aumenta costantemente anno dopo anno, nonostante i tentativi ministeriali di porre un tetto massimo alla spesa annuale delle famiglie. Detto questo sorge spontanea una domanda: in Italia si legge poco perchè i libri costano troppo? Sicuramente non è l'unico motivo, ma di certo nel paese di Dante, Boccaccio e Petrarca, il libro è diventato quasi un bene di lusso. Provate ad entrare in una qualsiasi libreria e date un'occhiata al prezzo di copertina. Per una nuova uscita editoriale partiamo da circa 20€ per poco più di 200 pagine stampate, cifra che può aumentare, anche in maniera considerevole, all'aumentare delle pagine. Per non parlare di certi romanzi belli corposi che vengono spezzettati in più volumi in modo da spennare il povero lettore. Certo, si tratta quasi sempre di testi con una copertina cartonata e stampati su carta di alta qualità, ma ciò non toglie che, in un Paese dove il laureato medio campa con 500 € al mese, 20 € per un singolo testo sono decisamente troppi. Non va meglio sul fronte delle edizioni economiche, che ormai non si trovano a meno di 7€ a fronte di un centinaio scarso di paginette. Giusto per fare qualche esempio "Un borghese piccolo piccolo" (123 pagine) di Vincenzo Cerami viene venduto a 8€ da Mondadori, mentre "Un gioco da bambini" (120 pagine) di Ballard, pubblicato da Feltrinelli, costa un euro di meno.

Sorge spontaneamente una domanda: perchè diavolo in Italia costa così tanto leggere? Prima di analizzare nel dettaglio le varie voci che vanno a comporre il prezzo di copertina, è bene tenere a mente che oltre il 60% del mercato è in mano a cinque grandi editori. Il restante 37% è suddiviso tra 1500 editori minori. Inutile negare, in presenza di questo oligopolio, l'esistenza di un vero e proprio cartello in grado di influenzare il mercato e che costringe i piccoli editori ad adeguarsi, pena il fallimento. Passiamo ora alle varie voci che influiscono sul prezzo dei libri. Citando Di Lorenzo (1):

"Un libro, diciamo che ha un prezzo di copertina di € 14,00 che, al netto del'IVA al 4%, fa 13,46. All'autore (parliamo di narrativa ovviamente) può venire corrisposto, diciamo, il 10% del prezzo di copertina al netto dell'IVA, cioè € 1,346, ma gli viene operata una ritenuta d'acconto del 20% sul 75% di tale importo, e quindi al netto incassa € 1,1441 a libro".


Al netto di questi costi irrisori rimangono circa 12€, tanto per semplificare. Il 50% viene fagocitato dal sistema di distribuzione (come in ogni filiera che si rispetti), il 40% va all'editore (che deve pagare stampa, editing, eventuale traduzione, eccetera), mentre uno scarso 10% rimane nelle tasche del venditore. Leggendo questi dati notiamo subito che all'autore e al rivenditore(il nostro "piccolo libraio") rimangono solo le briciole. L'ho virgolettato perchè in Italia questa figura sta lentamente scomparendo, soppiantata dai grandi megastore  di proprietà dei grandi editori. A voi le conclusioni...

Anche sul fronte ebook le cose non vanno molto meglio, ma di questo parlerò un'altra volta.

(1) Renato Di Lorenzo, Smettetela di piangervi addosso: Scrivete un best seller, Gribaudo Srl, 2006, p.9

giovedì 1 settembre 2011

Sedicente editoriale: Impressioni di settembre

Ci risiamo. Agosto è letteralmente volato, settembre è arrivato a dare il cambio e, come ogni anno, porta con sè una ventata di cambiamenti. Il primo è che la settimana prossima finisco di lavorare, quindi avrò più tempo da dedicare alla scrittura (e su questo torneremo successivamente) e alla ricerca di un qualsiasi altro tipo di lavoro in quel di Pisa. Il secondo cambiamento è, infatti, la fine del mio "esilio" sudtirolese e il mio ritorno in terra toscana: nuovi stimoli, nuove conoscenze. Insomma, una botta di vita che mi aiuterà sicuramente ad uscire da questo periodo piuttosto oscuro e a trovare l'ispirazione per qualcosa di nuovo (magari c'è già un po' di roba in cantiere...).

Parliamo un secondo di blog, d'altra parte i "sedicenti editoriali" servono soprattutto a questo. In primis devo dire che l'afflusso di visitatori è costante, nonostante la scarsità di post pubblicati il mese scorso. 324 pagine visualizzate potranno sembrare poche, ma per il sottoscritto sono una bella soddisfazione, tanto più che molte arrivano anche dall'estero (soprattutto quando cercano "Mario Borghezio" su Google). Quello che forse manca ancora sono i commenti dei visitatori, anche se su Facebook il feedback c'è e si vede, per fortuna. Perchè, anche se non sembra, sono proprio le impressioni di chi legge a motivare chi scrive. Tanto gli apprezzamenti quanto le critiche.

Per quanto riguarda le tipologie di post penso di proseguire con la serie "Predatori di uomini" e di continuare a postare recensioni di libri, con la novità che presto mi dedicherò anche al formato digitale, gli ebook. Ora, probabilmente qualcuno storcerà il naso. Anche io ero abbastanza scettico su di loro, eppure mi sono reso conto che in Italia ci sono fior fiore di autori emergenti che, ingiustamente snobbati dal circuito editoriale tradizionale, ricorrono all'autopubblicazione per divulgare le proprie opere. Mi sembra quindi il caso di parlare anche - e soprattutto - di loro su questo blog.

Stay tuned!

lunedì 22 agosto 2011

Recensione: Brian Keene - I vermi conquistatori

Autore: Brian Keene
Titolo: I vermi conquistatori
Casa Editrice: Edizioni XII
Anno: 2011
Prezzo: 15,00 €



L'ho detto più di una volta e lo ribadisco nuovamente. Amo, adoro, i romanzi horror, apocalittici e catastrofici e, quando me ne capita tra le mani uno veramente buono, non posso fare a meno di recensirlo, nonostante la mia palese incapacità.


TramaTeddy Garnett è un arzillo vecchietto e non vuole saperne di lasciare la casa in cima agli Appalachi dove ha vissuto per anni con la compianta Rose. Non gli importa della pioggia incessante, un diluvio catastrofico che ha messo in ginocchio l’intero pianeta, né di essere l’unico essere umano ancora vivo nella piccola comunità di Punkin’ Center, ormai ridotta a un isolotto in mezzo alle acque. Senza paura, Teddy aspetta il giorno in cui si avvererà il suo unico desiderio: riabbracciare la moglie. 
Ma quando riceve la visita di Carl, il suo migliore amico creduto morto o portato in salvo dalla Guardia Nazionale, scopre che ci sono cose peggiori della pioggia. Cose che serpeggiano sottoterra, creature striscianti che tarlano il sottosuolo e scavano verso la superficie per rivelarsi al mondo.E conquistarlo. (dal sito dell'editore)

Commento: Brian Keene è universalmente riconosciuto come uno dei migliori scrittori horror contemporanei e "I vermi conquistatori" è il suo libro più famoso. Dopo averlo letto ho capito il perchè. Il romanzo ti tiene letteralmente incollato fino all'ultima pagina, in un continuo domandarsi "e ora cosa succederà?", nonostante un flashback che occupa un terzo dell'opera. Keene riesce magistralmente ad inserire creature mitologiche ed elementi fantastici in un contesto apocalittico, senza che questi stonino. Allo stesso modo riesce ad instillare nel lettore una sensazione di claustrofobico terrore, la sensazione che non ci sia scampo. Come andrà a finire? Scopritelo leggendolo...

domenica 14 agosto 2011

Predatori di uomini: Richard Kuklinski

Visto il successo del primo articolo sui serial killer, dedicato ad Andrej Chikatilo, ho deciso di realizzarne un altro, dedicato ad un americano. Richard Kuklinski, noto come "The Iceman", è piuttosto particolare come assassino seriale, visto che è riuscito a trasformare questa sua pulsione in una vera e propria professione.

Nato nel 1935 a Jersey City da padre polacco e madre irlandese vive la sua infanzia subendo percosse e umiliazioni di vario tipo. Il padre era un tipo piuttosto violento, tanto che arrivò ad uccidere il suo primogenito, avvenimento che avrà serie ripercussioni nella psiche del giovane Richard, tanto che a partire da quel momento iniziò a voler desiderare la morte violenta del genitore. Iniziò con l'uccidere gli animali randagi che vivevano nel quartiere e ben presto commise il suo primo omicidio. La vittima era Charley Lane, un bullo di quartiere che si divertiva a tormentare il giovane Kuklinski. Fu ucciso a bastonate e il suo cadavere venne occultato fuori città. Col passare degli anni divenne il capo di una gang specializzata in rapine ai supermercati e furti con scasso.

La svolta nella sua vita arriva grazie all'incontro con un mafioso italo-americano della famiglia De Cavalcante. Divenne il suo sicario e in breve tempo il suo nome iniziò a circolare tra le varie famiglie mafiose che richiedevano i suoi servizi su tutto il territorio statunitense e, talvolta, anche all'estero.

Nonostante la stazza imponente (2 metri per un centinaio di kg) riusciva a non dare nell'occhio durante i pedinamenti ed era estremamente rapido nell'avvicinarsi alle proprie vittime che amava uccidere col coltello, considerato più "intimo", pur essendo in grado di utilizzare un ampio repertorio di armi, veleno compreso. Spesso poi si limitava a stordire o ferire gravemente la sua vittima, per poi lasciarla legata in una grotta dove i ratti e i topi di campagna avrebbero fatto il resto del lavoro. Il tutto veniva poi ripreso da una telecamera, il cui filmato veniva poi consegnato al committente che aveva espressamente richiesto una morte lenta e dolorosa.

Pur avendo collezionato un numero di vittime impressionanti -che secondo alcuni supera le 200 unità - Kuklinski si attenne sempre ad un codice morale: donne e bambini erano intoccabili e spesso inflisse punizioni tremende a pedofili e stupratori.

Nella vita privata Richard si sposò con una ragazza italo-americana, Barbara Pedrici, dalla quale ebbe tre figli. In famiglia alternava momenti di estrema dolcezza a scatti di ira incontrollata, tanto che la moglie arrivò a dire "Avevo sposato due Richard, quello buono e quello cattivo". La moglie non sospettò mai delle attività criminali del marito, anche a causa del timore per eventuali reazioni violente, fino al suo arresto avvenuto l'11 dicembre 1987, con l'aiuto di un infiltrato.

Fu condannato a 6 ergastoli e non alla pena di morte grazie all'assenza di testimoni oculari degli omicidi. Fu rinchiuso in una prigione del New Jersey dove si trovava anche un suo fratello. Questi era stato condannato per lo stupro e l'omicidio di una dodicenne: Richard non volle avere più nulla a che fare con lui. Durante la prigionia venne convinto a rilasciare numerose interviste e scrisse anche un'autobiografia in cui confessò tutti i suoi innumerevoli omicidi. Morì il 5 marzo 2006 per cause naturali. Tuttavia, visto il suo coinvolgimento in alcuni dei più celebri omicidi di mafia (come quelli di Carmine Galante e Paul Castellano), il sospetto che sia stato messo a tacere è molto forte.

mercoledì 3 agosto 2011

Recensione: Michelle Paver - La materia oscura

Autore: Michelle Paver
Titolo: La materia oscura
Casa Editrice: Giano Editore
Anno: 2011
Prezzo: 16,50 €


Avevo già segnalato il libro in questione in uno degli ultimi post e ora che l'ho letto posso dire di aver fatto benissimo. Anzi, più che letto l'ho proprio divorato, visto che una volta iniziato non sono più riuscito a staccarmi.




Trama: Jack Miller è un giovane fisico senza troppe speranze. La sua vita cambia radicalmente quando, in un giorno del 1937, entra in un pub londinese dove incontra quattro giovani di buona famiglia: Algie Carlisle, Hugo Charteris-Black, Teddy Wintringham e Gus Balfour. Questi propongono a Jack di partecipare ad una spedizione a Spitsbergen in qualità di operatore radio e il ragazzo, spinto da una cronica mancanza di denaro, accetta. La spedizione inizia nel peggiore dei modi, visto che per vari motivi due dei partecipanti devono rinunciare alla partenza. A Gruhuken, luogo dove sorgerà il campo base, giungono quindi i soli Jack, Algie e Gus. Tuttavia gli ultimi due si ammalano, lasciando Jack ad affrontare la lunga notte artica. Nell'oscurità perenne iniziano a manifestarsi strani fenomeni: si sentono strani rumori in lontananza e strane ombre strisciano intorno al rifugio. Autosuggestione dovuta all'isolamento o Gruhuken nasconde un terribile segreto?


Commento: la Paver è una autrice di libri per bambini e "La materia oscura" è il suo primo libro "adulto". Il tentativo è più che riuscito, visto che è riuscita a tenermi incollato e a farmi letteralmente divorare il libro (l'ho letto in treno, durante un viaggio nemmeno troppo lungo). Il romanzo è strutturato sotto forma di diario - tenuto da Jack - e questo permette una eccellente introspezione psicologica del protagonista, palesando i suoi pensieri, le sue paure, le sue ansie e rendendo immediatamente intelligibili i cambiamenti che si verificano in lui. Molto buona anche la ricostruzione ambientale e la descrizione dettagliata dello scenario dove si svolge la vicenda, così come il climax della tensione. Libro assolutamente consigliato! Unica nota negativa il prezzo: purtroppo al momento non sono disponibili versioni economiche.

lunedì 25 luglio 2011

Oslo, Utoya e alcune riflessioni

Il duplice attentato di Oslo non può che spingerci ad una serie di riflessioni, la prima di carattere generale e la seconda più contestualizzata nella realtà italiana.

Innanzitutto ci ricorda che il fanatismo religioso non è una prerogativa dell'Islam, bensì una degenerazione presente in tutte le confessioni monoteiste (e non solo). Ci ricorda anche che tra l'estremismo islamico e quello cristiano ci sono ben poche differenze. Lo sanno bene negli Stati Uniti, dove diversi reverendi protestanti hanno pensato bene di bruciare il Corano in pubblico e dove gli attivisti antiabortisti cristiani pensano bene di difendere la vita uccidendo medici e facendo esplodere le cliniche in cui si pratica l'interruzione di gravidanza. Anche nel Vecchio Continente non si scherza, tra prelati lefebrviani negazionisti e integralisti sempre più legati a partiti politici e politicanti che, come Borghezio, pensano di vivere ancora ai tempi delle Crociate.

Tornando brevemente all'attentatore di Oslo, le dichiarazioni e i metodi di Breivik non sono poi molto diverse da quelle dei propugnatori della Jihad. Con loro condivide il concetto di martirio, l'intima convinzione della giustezza delle proprie idee ritenute verità assoluta e quindi superiori a tutte le altre e, infine, la giustificazione dello stragismo e del ricorso alle armi di distruzione di massa. Tutto questo lo si può leggere nel suo memoriale di 1500 pagine in cui, oltre ad auspicare lo scoppio di una guerra civile europea contro il multiculturalismo e il marxismo per la difesa dei valori cristiani, si avventura in una fantasiosa ricostruzione dei crimini musulmani contro i seguaci di Cristo. Arriva addirittura a bollare come Jihad il genocidio armeno e la cacciata dei greci dalla Turchia nel 1923, dimenticandosi ad arte che i Giovani Turchi erano sì musulmani, ma laici. Un documento senza capo nè coda, che però potrebbe diventare il "Mein Kampf" di una nuova generazione di fanatici religiosi.

Una riflessione a parte - la seconda NdA - merita l'atteggiamento scandaloso dei mezzi di informazione italiani nel dare la notizia. Fin dai primi minuti è iniziato il bombardamento mediatico attribuendo la responsabilità dell'attentato a fantomatici terroristi islamici, bombardamento che è proseguito anche dopo l'arresto di Breivik, uomo dai tipici tratti mediorientali. Anche il giorno successivo, nonostante fosse palese l'estraneità della pista jihadista, alcuni telegiornali continuavano a ribadire le similitudini tra l'attentato di Oslo e quelli che si verificano in Afghanistan o in Iraq. Non parliamo poi di certi quotidiani come "Libero" o "Il Giornale" che contro ogni evidenza titolavano in prima pagina "Sono ancora loro", per poi affidare ad editoriali precompilati di soggetti come Fiamma Nirenstein e Magdi Allam, noti per le loro posizioni concilianti, una serie di sproloqui degni di un crociato. Allam è riuscito addirittura a scrivere che <<Se vogliamo sconfiggere questo razzi­smo dobbiamo porre fine al multi­culturalismo.”>> (sic!)! Come dire che la Shoah c'è stata perchè gli ebrei erano ebrei (e non perchè Hitler era un folle) o che gli ugonotti, i catari e i valdesi siano stati massacrati perchè erano appunto ugonotti, catari e valdesi (e non perchè Sancta Mater Ecclesiae voleva mantenere l'egemonia sulle anime europee). A rincarare la dose oggi ci si è messo lo stesso Feltri. Il Vate del giornalismo italiano - talmente Vate da meritarsi una sospensione dall'ordine degli scribacchini - è arrivato ad attribuire l'alto numero dei morti sull'isola di Utoya agli stessi ragazzi che, a suo dire, pensavano soltanto a salvarsi con sommo egoismo. Insomma, ha trasferito la colpa dal carnefice alle vittime. A pensarci bene in Italia abbiamo una tradizione piuttosto lunga in questo campo, basti pensare quando, in tempi non troppo lontani, per uno stupro veniva considerata colpevole la donna "provocatrice" e non l'uomo maniaco.

venerdì 22 luglio 2011

Predatori di uomini: Andrej Chikatilo

Lo avevo già anticipato nel sedicente editoriale di luglio e visto che sono una persona di parola eccoci col primo di una serie di post dedicati ai predatori di uomini, i serial killer. Ribadisco di nuovo che non si tratta in alcun modo di esaltazione di tali personaggi, ma semplicemente di un viaggio nei meandri più nascosti e perversi della psiche umana.

Come primo soggetto ho scelto il più prolifico serial killer russo, Andrej Chikatilo. L'ho fatto per una serie di ragioni, tra cui il suo comportamento atipico - nella sua "carriera" ebbe pause lunghe anche alcuni anni - e l'incredibile serie di coincidenze che ne ha impedito l'arresto per lungo tempo.

Chikatilo nasce il 16 ottobre 1936 in un piccolo villaggio rurale in Ucraina. E' nella sua infanzia che risiedono i traumi che successivamente lo trasformeranno nel mostro di Rostov. Fin dalla più tenera età la madre gli racconta la storia di un suo presunto fratello maggiore - non risulta infatti all'anagrafe - che, durante l'Holodomor, venne rapito e cannibalizzato da dei vicini affamati. Come se ciò non bastasse Chikatilo fu testimone della spietata occupazione nazista dell'Ucraina, tanto che sviluppò fantasie - per altro comuni anche in altri bambini dell'epoca - in cui portava prigionieri tedeschi nei boschi per massacrarli. Il padre fu fatto prigioniero durante la guerra e in sua assenza il giovane Andrej divideva il letto con la madre: questa era solita punire le polluzioni notturne picchiando e umiliando il ragazzo.

All'età di 18 anni tentò di aggredire un'amica della sorella. Durante questo episodio ebbe una erezione - Chikatilo soffriva di impotenza - e di conseguenza iniziò ad associare le aggressioni violente al sesso. Nel 1971 tenta la carriera di insegnante con pessimi risultati. Incapace di imporre un minimo di disciplina viene anzi deriso e talvolta aggredito dai suoi allievi. Ripetutamente accusato di percosse e molestie passa da un istituto all'altro, finchè non viene costretto ad abbandonare l'insegnamento. E' da notare come non venne mai arrestato nè processato per gli abusi sui suoi studenti: le autorità scolastiche preferivano licenziarlo invece di iniziare un'indagine che avrebbe potuto rovinare la reputazione della scuola.

Nel 1978 viene assunto come commesso viaggiatore di una industria nei pressi di Rostov. Questo evento rappresenta lo spartiacque della sua vita: i numerosi viaggi di lavoro vennero usati per compiere i suoi delitti. Nello stesso anno uccise la sua prima vittima, una bambina di 9 anni. Per l'omicidio venne arrestato e giustiziato un giovane del posto. Rimane inattivo per quattro anni, quando ricomincia ad uccidere. Il suo modus operandi è sempre lo stesso: cerca le sue vittime nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie e delle fermate degli autobus e una volta che le ha trovate le porta in un bosco dove le uccide.

Le autorità sovietiche si mossero solamente al ritrovamento del sesto cadavere (su 14 vittime totali). La ragione di tale ritardo è da ricercarsi nella criminologia sovietica, che considerava gli omicidi seriali "comuni solo nelle edonistiche nazioni capitaliste". Il team della polizia di Mosca inviato a Rostov lavorò in modo assai approssimativo, ricorrendo spesso e volentieri a brutali interrogatori che portarono alla morte di almeno un fermato. Successivamente l'attenzione degli investigatori si concentrò sulla comunità omosessuale, portando alla schedatura di oltre 150.000 persone. Solo nel 1984, dopo altri 15 omicidi, furono aumentate le pattuglie in servizio nei pressi delle principali fermate di trasporti pubblici.

Nello stesso anno Chikatilo venne arrestato vicino ad una fermata del bus a Rostov. Il suo passato fu analizzato, ma non emersero prove sufficienti per collegarlo agli omicidi. Dopo tre mesi di carcere per piccoli furti sul posto di lavoro venne rilasciato. Successivamente si seppe che l'uomo venne scartato dalla lista dei sospetti perchè i test sui fluidi corporei avevano evidenziato che il suo gruppo sanguigno era diverso da quello dei campioni di liquido seminale. Se all'epoca fosse stato disponibile il test del DNA il mostro di Rostov non avrebbe colpito mai più.

In seguito all'arresto Chikatilo mantenne un basso profilo, uccidendo sporadicamente e prevalentemente lontano dalla zona di Rostov. L'uomo infatti seguiva con attenzione le indagini della polizia che nel frattempo si erano rivitalizzate: tutti gli omicidi vennero nuovamente analizzati nel dettaglio e i criminali sessuali vennero interrogati nuovamente, anche con l'ausilio di uno psichiatra.

Nel 1990 ci fu una escalation di omicidi, ben nove tra gennaio e novembre. La polizia intensificò i controlli, ricorrendo anche ad agenti in borghese travestiti da prostitute e senzatetto. Il 6 novembre, mentre emergeva da un bosco dove aveva appena commesso un omicidio, Chikatilo fu fermato da un agente. Nonostante le ferite e gli abiti sporchi di sangue, il poliziotto si limitò a prendere le generalità dell'uomo. Poco dopo, nel bosco vicino alla stazione di Leschoz, venne ritrovato un cadavere: era la seconda volta che l'ex insegnante veniva indirettamente associato ad un omicidio.

Chikatilo fu messo sotto stretta sorveglianza. Il 20 novembre gli agenti di sorveglianza videro l'uomo mentre cercava di avvicinare bambini usando una lattina di birra come esca. La sua insistenza convinse la polizia ad arrestarlo. Durante l'interrogario Chikatilo si lasciò andare ad una confessione fiume e tra il 30 novembre e il 5 dicembre confessò ben 56 delitti (la polizia aveva fermato il conteggio a 36), offrendosi anche di fornire le prove.

Il processo iniziò il 4 aprile 1992. Giudicato sano di mente venne tenuto per tutta la durata del procedimento in una gabbia al centro dell'aula, costruita ad hoc per proteggerlo dai parenti delle vittime. Il 15 ottobre dello stesso anno fu letta la sentenza: l'uomo fu dichiarato colpevole e condannato a morte. Quando gli fu permesso di parlare Chikatilo iniziò a delirare attaccando il governo, i leader politici e la sua impotenza arrivando a denudarsi. La sentenza fu eseguita, con un colpo alla nuca, nel febbraio del 1994.

giovedì 21 luglio 2011

Letture estive

Che gli italiani e la lettura non vadano proprio d'accordo è risaputo - basta guardare qualche statistica in proposito per mettersi le mani nei capelli - ma è interessante notare come la vendita di libri (o i prestiti nelle biblioteche) subisca un'impennata durante i mesi estivi. A quanto pare la lettura è una delle attività preferite sotto l'ombrellone e in generale durante le vacanze: la cosa non può che far piacere. Non avendo interesse nel fare un'analisi approfondita sulla situazione dell'editoria italiana e sul mercato editoriale nel Bel Paese preferisco lanciarmi in una serie di consigli spassionati su alcuni libri che - a mio avviso - meriterebbero di essere letti.

Il primo è "La tomba di Alessandro" di Valerio Massimo Manfredi che, insieme al teutonico Gisbert Haefs, è uno degli autori di romanzi storici che preferisco in assoluto. Trovato assolutamente per caso in una libreria di Merano è diventato mio in un battito di ciglia. Chiariamo subito che questa volta Manfredi non ha scritto un romanzo, bensì un saggio storico sul mistero che circonda la localizzazione della tomba di Alessandro Magno e le sue spoglie mortali. Ho letto velocemente alcune pagine e devo dire che le ho trovate piuttosto scorrevoli, rendendo così l'opera fruibile anche ai non addetti ai lavori. Il libro, edito da Mondadori, costa 12 euro. Già che ero in vena di shopping folle mi sono preso, sempre dello stesso autore, anche "L'armata perduta" e "L'impero dei draghi".

Il secondo è "Materia Oscura" dell'americana Michelle Paver. Il romanzo è un misto di avventura e horror e narra la vicenda di Jack Miller, un giovane inglese che decide di unirsi ad una spezione polare come operatore radio. Raggiunta la destinazione, l'isola di Gruhuken nell'arcipelago delle Svalbard, per una serie di eventi fortuiti, il giovane uomo si ritrova da solo. Mentre Jack è immerso nella notte polare, impossibilitato ad abbandonare l'isola, iniziano a verificarsi strani fenomeni...   Se volete leggere una recensione ben fatta, la stessa che mi ha spinto ad ordinare il volume, vi consiglio questa. Il romanzo è edito da Giano Editore e cosa -ahimè- 16.50 euro, anche se su internet può essere recuperato a cifre leggermente inferiori.

Il terzo, invece, è "Malapunta" di Morgan Perdinka (alias Danilo Arona, uno dei migliori autori di narrativa di genere in Italia). Vi lascio direttamente la pagina dedicata sul sito di Edizioni XII, con tanto di sinossi e informazioni su come ordinarlo. Inutile dire che io l'ho già fatto!

Infine, se siete amanti della tecnologia o semplicemente non volete portarvi dietro un libro, vi consiglio un bell'ebook gratuito. Parlo di "Ucronie Impure", ebook che contiene i 10 racconti finalisti dell'omonimo concorso. Io l'ho già scaricato e ho letto un paio di racconti restando piacevolmente colpito. Il file è in formato ePub e come già detto prima è del tutto gratuito. Ecco a voi la pagina!

Ovviamente questa micro lista è basata sui miei gusti personali e, come al solito, non pretendo di avere in tasca la verità assoluta. Anzi, eventuali critiche, aggiunte e altre segnalazioni sono più che benvenute. Buona lettura a tutt*!

domenica 17 luglio 2011

Visitors in Sudtirolo

Le Specie Aliene Invasive sono quelle specie animali o vegetali che vengono introdotte in un ambiente diverso dal loro e, invece di soccombere, riescono ad adattarsi al cambiamento e col tempo finiscono col prevalere sulle specie autoctone. Alcuni esempi possono essere la Panace di Mantegazzi oppure il gambero della Louisiana.

Senza dover essere per forza dei catastrofisti, sono sempre di più gli organismi non autoctoni che arrivano in Europa. La prima ad arrivare è stata la zanzara tigre e nel corso degli anni è stata seguita da decine di altre specie. Beh, ora anche il Sudtirolo ha la sua specie tropicale. In occasione della Giornata della biodiversità - 25 giugno - oltre 100 studiosi hanno "rastrellato" la Val Monastero - una laterale della Venosta che collega l'Italia alla Svizzera, NdA - per catalogare quante più specie animali e vegetali possibili. Tra le 1800 che sono state trovate la più sorprendente è la Polyergus rufescens, una formica originaria dell'Amazzonia e che non si pensava di poter rinvenire nel cuore della Alpi. La sua particolarità è che compie periodiche "scorribande" presso altre colonie di formiche allo scopo di rubare le uova e le larve ivi contenute. Queste vengono poi allevate e costrette a lavorare come "schiave", tanto che devono addirittura imboccare i loro nuovi "padroni": le loro mandibole, infatti, sono inadatte alla nutrizione, ma sono formidabili nel combattimento.


Gente, non facciamoci cogliere dal panico, ma i Visitatori sono tra di noi ;)

mercoledì 13 luglio 2011

La strada per Khalkin Gol

Che il sottoscritto abbia una passione segreta per i viaggi alternativi e in particolare per la Mongolia - basta leggere la recensione di "In Mongolia in retromarcia" per rendersene conto - è abbastanza risaputo. Non a caso il post di oggi va preso come una specie di segnalazione di un itinerario di viaggio alternativo, decisamente al di fuori dei percorsi del turismo di massa, oltre ad essere la segnalazione di un bel blog americano che racconta il viaggio di due storici dilettanti da Ulan Bataar a Khalkin Gol.

Ma cosa ha di tanto speciale questa sconosciuta località mongola? Semplice, è stata teatro di una delle battaglie più importanti - e una delle meno conosciute - del Ventesimo secolo. Il fiume Khalkin Gol ha segnato fino al 1945 il confine tra Mongolia e Manciuria, all'epoca stato fantoccio sotto il controllo nipponico. Nel 1939, anno della battaglia, la situazione era più che mai esplosiva: a seguito dello sconfinamento di un piccolo distaccamento di cavalleria mongola ebbe inizio una vera e propria escalation militare che portò ad uno scontro armato di grandi dimensioni (maggio). Mentre i giapponesi schieravano l'intera sesta armata, i sovietici risposero inviando nell'area il comcor Zhukov e un ingente quantitativo di mezzi corazzati. Quest'ultimo lanciò il 15 agosto un'offensiva mandando sul campo tutte le sue forze meno due brigate corazzate che riuscirono ad aggirare il nemico sui fianchi. I giapponesi, una volta circondati, si arresero il 16 settembre. I giornali dell'epoca diedero pochissimo risalto alla notizia, presi come erano dagli avvenimenti in Europa (Hitler aveva invaso la Polonia il 1 settembre).

Il perchè questa battaglia è così importante è presto detto. Innanzitutto segna una volta per tutte la fine delle mire nipponiche sull'Estremo Oriente sovietico. Dopo la sconfitta al lago Khasan (1938) e dopo Khalkin Gol i giapponesi iniziarono a progettare la propria espansione nel Pacifico e non è sbagliato pensare che proprio la vittoria di Zhukov abbia salvato l'Unione Sovietica da un secondo fronte in Siberia nel '41, secondo fronte che quasi sicuramente sarebbe stato fatale. Inoltre questo episodio rappresenta anche un punto di svolta per la carriera del comandante sovietico - è ricordato e commemorato ancora oggi in Mongolia - che diventerà il protagonista assoluto delle battaglie di Leningrado, Mosca, Stalingrado e Berlino.

martedì 12 luglio 2011

Buon compleanno San Basilio!

Post velocissimo prima di andare a lavorare e per non sbagliare faccio un po' il Capitan Ovvio della situazione. Penso che tutti avrete visto la home di Google dedicata ai 450 anni della cattedrale dell'Intercessione della Madre di Gesù sul Fossato, meglio nota come cattedrale di San Basilio. La chiesa è probabilmente uno degli edifici russi più conosciuti al mondo, insieme all'Ermitage, al Palazzo d'Inverno e al Cremlino, oltre ad essere uno dei simboli della città di Mosca, insieme a tutto il complesso della Piazza Rossa.

Come ogni edificio storico che si rispetti ha una storia tutt'altro che tranquilla. Fu costruita tra il 1555 e il 1561 per ordine di Ivan IV il Terribile e doveva simboleggiare la vittoria della Moscovia sui khanati di Kazan' e Astrachan. Nel 1583 venne distrutta da un terribile incendio - il primo di una lunga serie - e venne ricostruita nel giro di un decennio. Nel 1812, durante la Campagna di Russia, scampò miracolosamente all'incendio che ridusse Mosca ad un cumulo di macerie fumanti e ai tentativi francesi di distruggerla. Dopo la Rivoluzione Russa in più di una occasione gli statisti sovietici presero in considerazione l'idea di raderla al suolo nel quadro di un rinnovamento del centro cittadino. Fortunatamente questi folli progetti restarono solo sulla carta, lasciando così alla città di Mosca e alla Russia intera uno dei suoi simboli più famosi

lunedì 11 luglio 2011

Sedicente editoriale: propositi estivi

Come ogni anno è esplosa l'estate. Il caldo è tanto, la voglia di accendere il pc e saturare ulteriormente di calore la stanza è ai minimi storici e di conseguenza l'aggiornamento del blog lascia un po' a desiderare. Mi rendo conto che è una giustificazione piuttosto scialba, quindi non mi resta che fare un mea culpa grande quanto una casa. Detto questo vi informo che non mi prenderò nessuna pausa, anzi, continuerò ad aggiornare il blog: questo post in effetti dovrebbe servire solo ad anticiparvi un po' di cose. Ammesso che vi possa interessare.

Continuerò con le recensioni, come prima e più di prima. L'unica differenza è che non tratterò più solo libri stampati su carta, ma aprirò le pagine di questo spazio virtuale anche agli ebook, ovvero ai libri in formato digitale. Qualcuno storcerà il naso - io per primo sono un feticista della carta - ma approfondendo l'argomento si possono scoprire una marea di cose interessanti, oltre a delle vere e proprie chicche.

Scriverò una serie di articoli sui serial killer. Nessuna mitizzazione, niente particolari splatter: solo i meccanismi psicologici che si annidano nella mente dei predatori di uomini e i metodi di indagine di chi cerca di catturarli. Niente di più, niente di meno.

Scriverò anche qualche articoletto "storico". Niente pipponi teorici, ma solo qualche approfondimento che spero possa essere di vostro interesse. Insomma, voglio applicare una volta per tutte quello che ho studiato per anni e dare libero sfogo ad una delle mie più grandi passioni.

Per concludere vi anticipo che verso settembre dovrei partecipare ad un progetto di scrittura condivisa...e che ho ripreso a scrivere più o meno seriamente... chissà dove mi porterà tutto questo...

domenica 10 luglio 2011

Recensione: Enrico Brizzi - L'inattesa piega degli eventi

Autore: Enrico Brizzi
Titolo: L'inattesa piega degli eventi
Casa Editrice: Dalai Editore - collana Super Tascabili
Anno: 2009
Prezzo: 11,90 €

Il sottoscritto è rimasto indissolubilmente legato a Brizzi grazie al suo "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", romanzo - e poi film - che ha segnato la mia adolescenza. L'ha segnata così tanto che tornare a leggere un suo libro, molto più maturo e molto diverso come tematica e stile narrativo, mi è sembrato strano, ma non per questo la lettura è stata meno appagante, anzi.

Trama: 1960. La Storia ha preso una piega inaspettata, diversa da quella che conosciamo. La Seconda Guerra Mondiale c'è stata, ma l'Italia siede tra le potenze vincitrici che hanno sconfitto Germania e Francia. Un referendum ha abolito la monarchia e ha sancito la nascita di un regime repubblicano con a capo Benito Mussolini. L'Italia non ha più un impero, ma controlla una federazione di repubbliche associate (Malta, Albania, Africa Orientale, ecc.). Mentre il Duce è moribondo e i gerarchi affilano gli artigli per la corsa al potere, si stanno per svolgere le Olimpiadi di Roma. Lorenzo Pellegrini è un giovane cronista di successo ed è stato scelto dal suo giornale per seguire l'importante evento sportivo. Tuttavia, l'inattesa piega degli eventi lo vedrà spedito in fretta e furia in Africa Orientale a seguire la Serie Africa, la lega che raduna il top del calcio somalo, eritreo ed etiope. Col passare del tempo, però, l'esilio si trasforma in un viaggio alla scoperta di una terra nuova e delle tensioni sociali tra autoctoni e oppositori esiliati da una parte e bianchi dall'altra, tensioni che si manifestano anche e soprattutto sui campi di calcio, che diventano così lo specchio di una società profondamente divisa. L'esperienza in terra africana cambierà profondamente Lorenzo, che inizierà a guardare con occhi diversi anche la Madrepatria.

Commento: La ricostruzione di Brizzi è decisamente ben realizzata, specialmente per quanto riguarda lo scenario africano. La cosa non deve stupire, visto che l'autore ha usufruito del lavoro di ricerca storica di tale Angelo Del Boca, massimo esperto italiano di storia dell'Africa Orientale. Meritano anche gli ultimi capitoli, in cui viene tracciato un quadro impietoso dei vizi e delle virtù del popolo italiano e dei suoi politicanti più che mai trasformisti, tanto che non può venire in mente il gattopardesco "bisogna cambiare per non cambiare nulla". Notevole l'espendiente di utilizzare lanci di agenzia e articoli di giornale per raccontare il mutare dello scenario politico in Italia. La narrazione è piuttosto scorrevole, nonostante la mole del libro, anche se in qualche punto tende ad arenarsi su aspetti non essenziali. In ogni caso resta un buon libro. Esiste anche un prequel, "La nostra guerra", che racconta lo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale alternativa.

martedì 28 giugno 2011

Riflessioni su Chiomonte

Lo so, mi ero ripromesso di non scrivere più post di un certo tipo, ma a volte ci sono degli eventi su cui non ci si può esimere dall'esprimere la propria opinione. Mi riferendo a quanto successo ieri a Chiomonte, quando duemila uomini dei reparti mobili hanno sgomberato il presidio No TAV della Maddalena.

A casa PD avranno stappato le bottiglie di spumante, loro che, con Fassino in testa, invocavano ad alta voce l'intervento dell'esercito, come nella peggiore tradizione coloniale. Magari avrebbero che qualcuno venisse gassato come in Abissinia, ma si sono dovuti accontentare delle decine di lacrimogeni lanciati dai celerini. Bersani poi ha avuto l'ardire di bollare i valsusini come violenti per il lancio di qualche pietra: sassi contro blindati e ruspe lanciate contro persone inermi. Non dovrebbe stupirmi, d'altra parte parliamo sempre di chi vedeva infiltrati di kossighiana memoria all'origine degli scontro del 14 dicembre a Roma, eppure riescono a farmi incazzare.

Il segnale che ha dato il Governo è forte e chiaro: chi si mette contro di noi verrà spazzato via. E questo non riguarda solo il TAV, ma anche tutte le altre opere di "interesse nazionale", come discariche (di fatto già militarizzate), basi e poligoni militari o centrali elettriche. Immaginate cosa sarebbe successo se il referendum sul nucleare non avesse raggiunto il quorum. Ad ogni modo penso che questa azione di forza avrà anche delle ripercussioni sui suoi mandanti, in primis Maroni. Il ministro leghista, l'uomo del "padroni a casa nostra", infatti, ha usato il pugno di ferro nel "suo" Nord contro valligiani intenzionati a difendere la propria terra e a rivendicare il diritto di decidere a "casa loro".

Come sempre, poi, è partita la gogna mediatica contro il movimento, accusato di voler fermare il progresso e di arrecare danno all'intero Paese. Intanto il progresso, quello vero, non si può fermare: l'evoluzione stessa della specie homo sapiens sapiens ne è la prova evidente. Ma siamo sicuri che tutto quello che viene propagandato come "progresso" lo sia poi a tutti gli effetti? Chiedetelo agli abitanti di Pripjat e di Fukushima, oppure ai morti di Longarone e Bhopal, o ancora agli operai della Eternit - e alle loro famiglie - affetti da mesiotelioma. Guardate cosa è successo nel Mugello coi lavori dell'Alta Velocità...

domenica 26 giugno 2011

Nuove tribù amazzoniche

Le foreste tropicali, oltre ad essere ancora inesplorate in ampie porzioni del loro territorio, sono ricche di specie vegetali e animali a noi sconosciute e, a quanto pare, anche di tribù che non sono mai entrate in contatto con l'uomo bianco. Per loro fortuna.

La notizia è di pochi giorni fa e arriva dal Brasile: i funzionari del Funai, l'ente governativo che si occupa degli indios, hanno identificato una nuova tribù nella foresta amazzonica nei pressi del confine con il Perù. A detta degli esperti, il gruppo, che dovrebbe contare circa 200 componenti, vive in capanne come quelle della foto e praticherebbe una agricoltura di sussistenza secondo la pratica del "taglia e brucia", tecnica diffusa anche presso altre popolazioni dell'area. La scoperta è stata possibile osservando le immagini satellitari della zona, in cui erano chiaramente visibili delle piccola radure in mezzo ad una vegetazione altrimenti intatta. Una successiva ricognizione aerea ha permesso di identificare piccole porzioni di terreno coltivato e quattro grandi capanne. Fortunatamente al Funai hanno avuto la brillante idea di evitare qualsiasi contatto diretto con gli indios, contatto che potrebbe rivelarsi devastante per questi ultimi. Infatti, oltre a rischiare di sconvolgere gli usi e i costumi tribali, l'uomo bianco potrebbe essere vettore di agenti patogeni in grado di sterminare una popolazione sprovvista degli anticorpi necessari: pensate solamente a quanti morti ha fatto il morbillo tra i nativi americani dopo l'arrivo degli europei.

Dall'inizio dell'anno le segnalazioni di comunità umane finora sconosciute sono state piuttosto numerose nell'area. Nella maggior parte dei casi si tratta di insediamenti piuttosto giovani in zone dove non si era mai riscontrata una presenza umana. La motivazione è piuttosto semplice: si tratta di tribù che si inoltrano nel cuore della foresta per sfuggire alla costante avanzata del "progresso". Il disboscamento di aree sempre più grandi per creare pascoli e la corsa all'estrazione delle risorse minerarie stanno lentamente e inesorabilmente distruggendo l'habitat di queste popolazioni.

Guardate la galleria di immagini su Repubblica.

venerdì 24 giugno 2011

Recensione: Fatherland

Autore: Robert Harris
Titolo: Fatherland
Casa Editrice: Oscar Mondadori
Anno: 2011 (XXII ristampa)
Prezzo: 9,50 €

Ieri si parlava di ucronia e il sottoscritto aveva promesso la recensione di un romanzo di questo genere in tempi brevi. Ecco, come potete vedere, sono il tipo che mantiene la parola data. La scelta è caduta su un classico, "Fatherland" dell'inglese Robert Harris, che ho cercato a lungo finchè, un bel giorno, me lo sono trovato davanti alla Feltrinelli: nonostante i pochi soldi in tasca non ho potuto fare a meno di comprarlo; e non me ne sono pentito, anzi.

Trama: Berlino, 1964. Il mondo è diviso tra una Germania uscita vincitrice dalla Seconda Guerra Mondiale e gli Stati Uniti d'America. Dopo anni di tensione, una vera e propria Guerra Fredda alternativa, il settantacinquenne Adolf Hitler è pronto a ricevere la visita del presidente americano Kennedy: è l'inizio della tanto attesa distensione. Nel frattempo, però, avviene un fatto apparentemente insignificante: in un fiume viene recuperato un cadavere. L'ispettore della Kriminalpolizei Xavier March viene assegnato alle indagini e ben presto si viene a scoprire che il morto è un personaggio in vista del regime. Il poliziotto inizia ad indagare molto a fondo...troppo a fondo per i gusti di qualcuno...

Commento: Harris riesce ad inserire magistralmente elementi ucronici e fantapolitici in una solida struttura narrativa che vi terrà incollati dalla prima all'ultima pagina. La Berlino descritta da Harris ricalca fedelmente i faraonici progetti dell'architetto del regime Albert Speer e altrettanto credibili sono l'assetto sociale e la struttura del regime nazista, vista la presenza nel romanzo di numerosi personaggi realmente esistiti. Libro fortemente consigliato.

giovedì 23 giugno 2011

Ucronia mon amour

«Cosa sarebbe successo se...?» Quante volte ci siamo posti questa domanda pensando alla nostra vita oppure a qualche evento storico? La Storia del genere umano è piena di situazioni e di personaggi che, in determinate condizioni, avrebbero potuto stravolgere il corso degli eventi. Giusto per fare un esempio, se Alessandro Magno non fosse morto giovane a Babilonia, forse oggi in Italia si parlerebbe greco o comunque una lingua da esso derivata.

Certo, tutti sappiamo che la Storia non si fa con i "se" (volendo ci potrebbero essere delle eccezioni, come vedremo), ma chi l'ha detto che anche la finzione narrativa debba rifarsi a questo dogma? D'altra parte sono proprio questi "se" la ragion d'essere dell'ucronia, sottogenere in cui le vicende narrate si svolgono in percorsi alternativi della Storia. Certo, devono essere scenari credibili, come in "Fatherland" di Robert Harris (di cui prossimamente posterò una recensione): un Lussemburgo che da solo respinge la Wehrmacht e conquista Berlino proprio non lo è.

Segue, per i neofiti del genere, una breve lista di titoli. La lista non ha la pretesa di essere completa o esaustiva, anzi. Eventuali segnalazioni e integrazioni sono più che benvenute.


  • Robert Harris - Fatherland
  • Philip K. Dick - La svastica sul sole
  • Enrico Brizzi - L'inattesa piega degli eventi
  • Philip Roth - Il complotto contro l'America
  • Alessandro Girola - Prometeo e la guerra (trilogia in ebook scaricabile dal blog dell'autore)
  • Pierfrancesco Prosperi - Garibaldi a Gettysburg
  • Carlo Capparelli - Una storia sbagliata (ebook)

Un discorso a parte meriterebbe la cosiddetta "storia controfattuale", di cui io stesso so ben poco. Mi sono imbattuto in questa definizione in una delle mie peregrinazioni su Wikipedia e questo mi spinge a procedere coi piedi di piombo. In ogni caso la pagina è questa. Personalmente mi sembra piuttosto interessante, se non altro come esercizio. Voi ne sapete qualcosa in più? Illuminatemi!

martedì 21 giugno 2011

Frau Klotz, la storia sudtirolese e altre amenità


Il manifesto della Suedtiroler Freiheit per il cinquantennio della Feuernacht e le successive reazioni, non fanno altro che confermare quanto da me già scritto in questo blog circa l'incapacità della classe politica sudtirolese di lasciarsi alle spalle il passato per concentrarsi sul presente e sul futuro. In un posto "normale" vicende di cinquanta o cento anni fa non sono al centro del dibattito politico, bensì sono oggetto di analisi e di studio da parte degli storici. Ma d'altra parte si sa, il Sudtirolo non è un posto normale e fare un uso strumentale della Storia è molto più semplice rispetto a creare un programma politico basato sul presente.

La Klotz incarna alla perfezione quanto detto fino a questo momento. La sua politica ottocentesca si basa su rivendicazioni che potevano essere valide nel'45 o negli anni '50, ma che ora risultano anacronistiche e superate dallo scorrere degli eventi. Al di là dello Statuto di autonomia bisognerebbe ricordarsi che nel 2011 le popolazioni tirolesi sono di fatto riunite: Italia e Austria sono entrambe nell'Unione Europea, hanno la stessa moneta e hanno sottoscritto il trattato di Schengen, senza contare l'istituzione dell'Euregio tirolese, il cui primo presidente è il nostro Luis Durnwalder. Anche la stessa SVP si comporta così, esaltando taluni periodi storici,vedi i misfatti del Ventennio fascista, tralasciandone altri, come il collaborazionismo durante l'occupazione nazista, per giustificare il proprio operato.

Come è possibile tutto questo? Semplice, è il frutto dell'assenza di un punto di vista oggettivo sulla storia sudtirolese. Ogni gruppo linguistico ha il suo che è antitetico rispetto a quello dell'altro. Provate a fare un esperimento: prendete un ragazzo di madrelingua tedesca e uno di madreligua italiana, fate loro qualche domanda - opzioni, stagione delle bombe, eccetera - e confrontate le risposte. Ammesso che il secondo sappia di cosa stiate parlando, visto che nelle scuole italiane certe cose sono tabù. Il risultato sono pesanti incomprensioni, come l'equazione "italiano = fascista" o la fatidica domanda "ma perchè si parla tedesco qui?".

Ora, visto quanto detto finora, bisognerebbe considerare tre fattori:

a)il passato è passato e in quanto tale non si può modificare: i viaggi nel tempo esistono solo nella finzione cinematografica e anche lì ci viene insegnato che i rischi sono superiori ai benefici. Ergo è inutile avvelenarsi il sangue;

b)che piaccia o no dobbiamo convivere. Chi non è d'accordo può tranquillamente fare i bagagli e andare rispettivamente a Trento o a Innsbruck. Però qui si sta meglio, vero? Questa constatazione ci porta al punto successivo;

c)il benessere sudtirolese è solo il frutto di una concatenazione fortuita di eventi. Se la provincia fosse rimasta austriaca ora sarebbe solo una porzione del Tirolo. D'altro canto se non ci fosse la popolazione di madrelingua tedesca - e se questa non fosse stata particolarmente combattiva in passato - quella di Bolzano sarebbe una provincia come tutte le altre. In ogni caso sarebbe sensibilmente più povera, visto che non siamo il Qatar e che produciamo mele e non petrolio;

Detto questo, secondo me ci vorrebbe un mea culpa collettivo e, perchè no, anche un think-tank di storici - sul modello della commissione mista italo-slovena - per raggiungere finalmente una sintesi condivisibile da tutti i gruppi linguistici. Mi rendo perfettamente conto che in provincia ci siano problemi ben più gravi, ma come addetto ai lavori credo che potrebbe trattarsi di un esperimento molto interessante.

Mi sorge spontanea una domanda: sono l'unico a pensarla in questo modo? C'è anche altra gente a cui interessa la faccenda? Sarei proprio curioso di saperlo, almeno capirei se questa lotta contro i mulini a vento continuerà ad essere solitaria o meno...

lunedì 13 giugno 2011

E il quorum fu

Dopo 16 anni oggi è stato nuovamente superato il quorum in un referendum abrogativo. Al momento i dati del Viminale - ancora parziali visto che non includono i voti dall'estero - parlano di un'affluenza del 57% per tutti e quattro i quesiti, con una netta preponderanza per i sì, che al momento sono oltre il 90%. Mentre i comitati referendari festeggiano, il sottoscritto preferisce fare un paio di riflessioni, visto che, a pensarci bene, non c'è molto da stare allegri.

Mi spiego meglio. Tre dei quesiti riguardavano argomenti estremamente importanti quali l'acqua e l'energia nucleare. Quest'ultimo, poi, ha assunto un significato del tutto nuovo a seguito dell'incidente nell'impianto giapponese di Fukushima. Ora, per dei quesiti di capitale importanza come questi, un 57% di affluenza mi pare un po' poco, soprattutto se lo confrontiamo con il dato delle amministrative di maggio: al primo turno, nei comuni, si è raggiunto ben il 68,58% (fonte), dieci punti percentuali in più. Pur trattandosi di dati relativi a bacini di elettori estremamente diversi tra loro, credo che questo debba farci pensare un po'. In parte è sicuramente colpa dell'abitudine tutta italiana di prendere sottogamba i referendum, considerandoli poco più di una inutile perdita di tempo. Dall'altra è anche colpa di anni e anni di inviti a disertare le urne per impedire il raggiungimento del quorum, in modo da far fallire la consultazione. Entrambi sono bruttissimi segnali che dimostrano, a mio avviso, una scarsa coscienza politica: si continua a preferire la nomina di rappresentanti di cui spesso e volentieri non si conoscono neppure i nomi al poter decidere da sè, senza delegare niente a nessuno.

Un altro motivo più che sufficiente a contenere i festeggiamenti è il carattere temporaneo dell'esito del referendum. Il risultato, infatti, è valido solo per cinque anni, quindi oggi è stata vinta una battaglia, per carità importantissima, ma la guerra continua, tanto più che il Sole 24 Ore già parlava di una probabile nuova legge bipartistan sulla gestione dell'acqua (fonte). Non lasciamoci inebriare dalla vittoria e teniamo gli occhi bene aperti, visto che in Italia "fatta la legge, trovato l'inganno".

PS. da domani si ritorna tra i campi. A presto con una nuova recensione ucronica ;)

domenica 12 giugno 2011

Recensione: Caino


Autore: Josè Saramago
Titolo: Caino
Casa Editrice: Feltrinelli
Anno: 2010
Prezzo: 15,00 €



In "Caino", l'ultimo libro pubblicato dal premio Nobel portoghese prima della sua morte, avvenuta il 18 giugno 2010, Josè Saramago torna a parlare di religione. Lo aveva già fatto un ventennio fa con "Il Vangelo secondo Gesù Cristo", una rilettura critica del Nuovo Testamento che aveva suscitato aspre polemiche da parte delle gerarchie ecclesiastiche e da varie associazioni cristiane. In "Caino", invece, Saramago disseziona il Vecchio Testamento, usando come protagonista proprio Caino, il primo omicida della Storia, emblema della malvagità umana, trasformato dall'autore in un essere umano come tutti gli altri, senza particolari pregi o difetti, ma sempre in balia del proprio destino e della volontà di un Dio cinico e meschino. Dopo la morte del fratello, Caino si ritroverà a vivere altri momenti "clou" della Bibbia, come la distruzione di Sodoma e Gomorra, il sacrificio di Isacco o la vicenda di Giobbe, fino ad arrivare ad una versione alternativa e inaspettata del Diluvio Universale.

Se avete già avuto il piacere di leggere il Vangelo sappiate che "Caino" si trova sul suo stesso piano qualitativo e stilistico, quindi leggendolo andrete sul sicuro. In caso contrario preparatevi ad uno stile di scrittura piuttosto articolato, fatto di lunghi periodi in cui si intrecciano diverse subordinate. Inizialmente può sembrare un po' ostico, ma una volta entrati nella giusta ottica, il libro diventa estremamente godibile, non risultanto un mattone anche in virtù della sua brevità (144 pagine). L'unica nota dolente è il prezzo: 15 euro sono una bella cifra, probabilmente troppo alta anche per un'opera di questo tipo. E' evidente che i furboni della Feltrinelli hanno pensato bene di sfruttare i fattori "novità dell'opera" e "recente morte dell'autore" - da notare la ristampa di buona parte delle opere più famose di Saramago - per fare un bel po' di soldi. Per nostra fortuna, però, esistono le biblioteche.

lunedì 6 giugno 2011

I referendum del 12 e 13 giugno

Ormai lo sanno - o meglio dovrebbero saperlo - anche i muri, il 12 e il 13 giugno ci sarà la chiamata alle urne per i referendum. Visto che organi ufficiali di informazione sono abbastanza latitanti e piuttosto restii a fornire notizie utili sull'evento, probabilmente è il caso di ricordare alcuni punti essenziali.

Innanzitutto bisogna ricordare che i referendum sono abrogativi e che quindi bisognerà votare "Sì" se si desidera eliminare la norma oggetto del quesito referendario, mentre sarà necessario votare "No" se si desidera mantenerla in vigore. Ma quali e quanti sono i quesiti referendari? Sono quattro e ora li osserveremo nel dettaglio.

Primo quesito: riguarda le modalità di affidamento della modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Attualmente la normativa prevede l'affidamento della gestione del servizio idrico, tramite gara, a società private o a società miste in cui il privato - sempre scelto tramite gara - detenga almeno il 40% del capitale. Votando "Sì" la gestione dell'acqua rimarrà pubblica.

Secondo quesito: riguarda la possibilità o meno che la tariffa del servizio idrico preveda una "adeguata remunerazione" del capitale investito. La normativa attuale prevede che il gestore del servizio ottenga dei profitti caricando la bolletta dei cittadini di un 7% a remunerazione del capitale investito, senza nessun obbligo di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Votando "Sì" si eliminerà questa possibilità.

Terzo quesito: riguarda la realizzazione di centrali ad energia nucleare sul territorio italiano. L'attuale governo ha deciso il ritorno al nucleare con un decreto legge del 2008, successivamente convertito in legge. Dopo l'incidente di Fukushima lo stesso governo ha fatto parzialmente marcia indietro con una moratoria di un anno, sperando di annullare il quesito. Tuttavia la Cassazione ha dichiarato il quesito ancora valido. Votando "Sì" eviteremo la costruzione di nuove centrali nucleari.

Quarto quesito: riguarda il cosiddetto legittimo impedimento. L'attuale normativa prevede che il Presidente del Consiglio possa richiedere il legittimo impedimento a comparire in una udienza penale in caso di concomitante esercizio di una delle funzioni previste dalla legge o di attività coessenziali alle funzioni di Governo. Lo stesso vale per i ministri in carica. In caso di legittimo impedimento il giudice è tenuto a rinviare il processo all'udienza successiva. Votando "Sì" si annullerebbe questa norma.

I seggi saranno aperti dalle 8:00 alle 22:00 di sabato 12 giugno e dalle 07:00 alle 15:00 di domenica 13. Il referendum sarà valido se si supererà il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto.


PS. questo sarà uno degli ultimi post "politici" del blog. Mi sono reso conto che la rete è già piena di siti di (contro)informazione e non mi sembra il caso di aggiungere un'altra voce al coro. Continuerò invece a farlo per quanto riguarda il "locale" sudtirolese, anche se in ogni caso cercherò di indirizzarmi sempre di più verso i temi già espressi nel post di apertura. Inoltre ho già in mente alcuni temi nuovi che spero siano interessanti. Per concludere vi avviso che per le prossime settimane sarò impegnato in campagna almeno quelle 9-10 ore al giorno, quindi non so quanto potrò aggiornare il blog, ma in ogni caso ho già un paio di articoli pronti ;)

mercoledì 1 giugno 2011

Sedicente editoriale: analizzando dati

Siamo a giugno. "Il mondo nuovo" ha superato il mese di vita e penso sia il caso di provare a buttare giù qualche considerazione, anche perchè alcuni dati delle statistiche del blog mi fanno sorridere. Sì, questo è un post di autocelebrazione, però a leggerlo tutto vi farete sicuramente almeno una risata.

Partiamo dal numero di visite. Il blog sta crescendo lentamente ma costantemente e ogni giorno si registrano un buon numero di visite, con l'eccezione del 15 maggio, giorno in cui la piattaforma Blogger non era attiva. Il tutto senza che il sottoscritto abbia fatto della promozione spammando il sito a destra e a manca. Direi che posso avere almeno un buon motivo per essere contento. Per quanto riguarda i singoli post devo - purtroppo - constatare che quelli più letti sono tutti quelli che trattano di politica e attualità, mentre le recensioni non se le guarda (quasi) nessuno. Insomma, a quanto pare ho toppato target o forse per la narrativa ci sono blog ben più autorevoli e seri del mio. In ogni caso ci sono ancora parecchio margine di miglioramento e mi sento fiducioso.

Ora siamo arrivati alla parte divertente. Sapete quali sono le parole chiave di ricerca con cui si arriva qui? Guardate un po' l'immagine qui sotto, relativa all'ultima settimana.


A quanto pare la maggior parte dei visitatori sono nazistoidi di internet. Pfff...i nazisti di internet. Io li odio i nazisti di internet.

domenica 29 maggio 2011

Aggiornamenti dalla Spagna

Nel corso di questa settimana in Spagna sono successe un paio di cose particolarmente significative, ovvero i primi tentativi di sgombero delle piazze occupate dagli indignados e la pubblicazione dei risultati delle amministrative che, soprattutto nei Paesi Baschi, riservano alcune sorprese.

Il 27 maggio i mossos d'esquadra, l'equivalente spagnolo dei reparti mobili italiani, si sono presentati in Plaza de Catalunya a Barcellona per sgomberarla. L'azione, ordinata dal conseller Felipe Puig, ufficialmente è servita per permettere la pulizia della piazza da parte degli addetti comunali, anche se c'è chi parla di uno sgombero in vista della finale di Champions League tra Barcellona e Manchester United (ha vinto il Barça, per la cronaca). Personalmente vedo una terza opzione, ovvero una serie di sgomberi per saggiare le reazioni della piazza e dell'opinione pubblica spagnola, visto che in contemporanea veniva caricata anche la piazza di Lleida. In entrambe le situazioni i mossos hanno pienamente riconfermato la loro fama di brutalità: basta guardare i video su youtube per vedere manganellate gratuite e proiettili di gomma sparati a iosa. Vediamo cosa ci riservano i prossimi giorni, d'altra parte gli stessi indignados avevano promesso di liberare le piazze entro lunedì, se non ricordo male. Chissà se i fatti di Barcellona e Lleida e il tracollo di PSOE cambieranno qualcosa.

A proposito di elezioni sono molto interessanti i risultati delle amministrative nei Paesi Baschi. Infatti le forze indipendentiste hanno ottenuto un ottimo risultato. Se il Partito Nazionalista Basco (PNV) è diventato primo partito, Bildu - la coalizione della sinistra indipendentista nata dalle ceneri di Sortu, partito dichiarato illegale a marzo 2011 - ha ottenuto il 26% delle preferenze, divenendo la seconda forza politica. Inoltre ha ottenuto la maggioranza dei seggi nei consigli comunali - in totale 1138 - anche in centri importanti come Bilbao, Pamplona e San Sebastian. Il risultato ha impensierito non poco sia il PSOE che l'opposizione del PP, tanto che il quotidiano conservatore El Mundo ha parlato di "grave problema politico". Come reagirà Madrid? Dichiarerà di nuovo illegale Bildu - era già successo all'inizio di maggio, ma successivamente il Tribunale Costituzionale annullò il provvedimento - o agirà contro i singoli consiglieri e/o sindaci accusandoli di presunte connivenze con l'ETA?

sabato 28 maggio 2011

Borghezio colpisce ancora

"Non ho visto le prove, i patrioti sono patrioti e per me Mladic è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche". E ancora "I Serbi avrebbero potuto fermare l'avanzata islamica in Europa, ma non li hanno lasciati fare".

Parole del leghista Mario Borghezio. Una preziosissima occasione di tacere che l'eurodeputato torinese non è stato in grado di sfruttare a dovere, ma che rivela, per l'ennesima volta, il vero volto del partito di Umberto Bossi. Partito che continuando a sventolare lo spauracchio dell'avanzata islamica - nemmeno si fosse nella Vienna del 1683 - e con una propaganda basata sulla xenofobia e il razzismo, riesce a fare proselitismo facendo leva sulle paure della gente.

Qui però siamo di fronte a qualcosa di ancora peggiore, le cui avvisaglie erano già presenti nelle parole dei militanti leghisti all'interno dei loro forum: sicuramente ricorderete i commenti seguiti agli scontri a Rosarno, in cui c'era chi si complimentava con la 'ndrangheta per aver "fatto finalmente qualcosa di concreto contro l'invasione". Siamo passati di livello, passando dal razzismo becero da sempliciotti all'apologia dello sterminio e della pulizia etnica. Non che da un ex appartenente a Ordine Nuovo ci si possa aspettare qualcosa di diverso, ma il silenzio dei vertici leghisti parla abbastanza chiaro. A voi le conclusioni.

giovedì 26 maggio 2011

Recensione: L'ombra dello scorpione

Autore: Stephen King
Titolo: L'ombra dello scorpione
Casa Editrice: Bompiani
Anno: 2007 (XXIV edizione)
Prezzo: 6,75 € usato al Libraccio

Il sottoscritto ha cercato il libro in questione, una delle prime opere di King, per parecchio tempo prima di trovarlo, per puro caso, al Libraccio di Pisa. Il romanzo è un classico della letteratura post-apocalittica, genere che fin troppo spesso è ingiustamente considerato "spazzatura" e per questo relegato in nicchie più o meno sconosciute.

Tornando al nostro libro mi pare d'obbligo dire che si tratta dell'edizione integrale che, come viene spiegato nella prefazione ad opera dell'autore, consiste in una espansione dell'edizione originale, la quale conteneva molte meno pagine rispetto alle quasi 1000 di questa versione. Non avendo mai letto il romanzo "tagliato" non vi so dire quali siano le differenze, ragione per cui non ci spenderò altre parole sopra.

Trama: giugno 1990. Un misterioso virus, il Captain Trips, fuoriesce da una installazione militare statunitense. L'agente patogeno, una variante del comune virus influenzale creata ad hoc in laboratorio nel cosiddetto Progetto Azzurro, si diffonde a macchia d'olio per il paese. Gli effetti sono devastanti: con un tasso di infettività del 99,4% e uno di mortalità pari al 100% degli infettati, la malattia fa strage della popolazione. Il tessuto sociale si disgrega, la società tecnologica crolla, i sopravvissuti, sprofondati in un clima che ricorda i secoli bui, devono lottare quotidianamente per la loro sopravvivenza. Nonostante questo cominciano ad emergere due poli d'attrazione, uno benevolo e l'altro malvagio. Il primo si costituisce intorno alla persona di Mother Abagail, una veggente ultracentenaria, mentre il secondo intorno a Randall Flagg, l'uomo senza volto. Quale dei due riuscirà a spuntarla? E ancora, l'umanità riuscirà a sopravvivere? I bambini che crescono nei ventri delle poche superstiti saranno immuni a Captain Trips o il genere umano sarà inesorabilmente condannato all'estinzione?

Commento: mentre sullo sfondo si svolge un'epica lotta tra Bene e Male incarnata nelle due entità (fisiche? spirituali?) summenzionate, King riesce a narrare magistralmente l'ipotetico crollo della struttura politica, sociale, economica e tecnologica degli Stati Uniti (e per riflesso del mondo intero). Se da un lato c'è chi cerca di cooperare e di ricostituire una nuova società cercando di imparare dagli errori del passato, c'è anche chi sfrutta il chaos per dare libero sfogo alle proprie perversioni. Ne emerge quindi un quadro piuttosto realistico della psiche umana e delle sue reazioni in un contesto post-apocalittico. La lettura è piacevole, merito dell'abilità narrativa dello scrittore statunitense. Un buon libro da leggere.