martedì 6 settembre 2011

Libro...quanto mi costi! parte 1

Il primo settembre è entrata in vigore la cosiddetta legge Levi, detta anche legge anti Amazon, norma che fissa un tetto massimo per gli sconti riservati ai prodotti editoriali: il 15% per i rivenditori e il 25% per gli editori. Insomma, si tratta di uno dei rari tentativi di calmierare i prezzi verso l'alto, mascherato da misura per aiutare i piccoli librai. Sia chiaro, niente contro di loro, anzi, al sottoscritto piacerebbe tantissimo avere una piccola libreria di genere. A mio avviso, però, ridurre la crisi dei piccoli rivenditori alla concorrenza spietata dei grandi store - online o meno - è fuorviante.

La triste realtà è che in Italia non si legge. Nel 2010 il 46,8% della popolazione italiana non ha letto nemmeno un libro al di fuori di quelli scolastici e universitari. Testi il cui prezzo aumenta costantemente anno dopo anno, nonostante i tentativi ministeriali di porre un tetto massimo alla spesa annuale delle famiglie. Detto questo sorge spontanea una domanda: in Italia si legge poco perchè i libri costano troppo? Sicuramente non è l'unico motivo, ma di certo nel paese di Dante, Boccaccio e Petrarca, il libro è diventato quasi un bene di lusso. Provate ad entrare in una qualsiasi libreria e date un'occhiata al prezzo di copertina. Per una nuova uscita editoriale partiamo da circa 20€ per poco più di 200 pagine stampate, cifra che può aumentare, anche in maniera considerevole, all'aumentare delle pagine. Per non parlare di certi romanzi belli corposi che vengono spezzettati in più volumi in modo da spennare il povero lettore. Certo, si tratta quasi sempre di testi con una copertina cartonata e stampati su carta di alta qualità, ma ciò non toglie che, in un Paese dove il laureato medio campa con 500 € al mese, 20 € per un singolo testo sono decisamente troppi. Non va meglio sul fronte delle edizioni economiche, che ormai non si trovano a meno di 7€ a fronte di un centinaio scarso di paginette. Giusto per fare qualche esempio "Un borghese piccolo piccolo" (123 pagine) di Vincenzo Cerami viene venduto a 8€ da Mondadori, mentre "Un gioco da bambini" (120 pagine) di Ballard, pubblicato da Feltrinelli, costa un euro di meno.

Sorge spontaneamente una domanda: perchè diavolo in Italia costa così tanto leggere? Prima di analizzare nel dettaglio le varie voci che vanno a comporre il prezzo di copertina, è bene tenere a mente che oltre il 60% del mercato è in mano a cinque grandi editori. Il restante 37% è suddiviso tra 1500 editori minori. Inutile negare, in presenza di questo oligopolio, l'esistenza di un vero e proprio cartello in grado di influenzare il mercato e che costringe i piccoli editori ad adeguarsi, pena il fallimento. Passiamo ora alle varie voci che influiscono sul prezzo dei libri. Citando Di Lorenzo (1):

"Un libro, diciamo che ha un prezzo di copertina di € 14,00 che, al netto del'IVA al 4%, fa 13,46. All'autore (parliamo di narrativa ovviamente) può venire corrisposto, diciamo, il 10% del prezzo di copertina al netto dell'IVA, cioè € 1,346, ma gli viene operata una ritenuta d'acconto del 20% sul 75% di tale importo, e quindi al netto incassa € 1,1441 a libro".


Al netto di questi costi irrisori rimangono circa 12€, tanto per semplificare. Il 50% viene fagocitato dal sistema di distribuzione (come in ogni filiera che si rispetti), il 40% va all'editore (che deve pagare stampa, editing, eventuale traduzione, eccetera), mentre uno scarso 10% rimane nelle tasche del venditore. Leggendo questi dati notiamo subito che all'autore e al rivenditore(il nostro "piccolo libraio") rimangono solo le briciole. L'ho virgolettato perchè in Italia questa figura sta lentamente scomparendo, soppiantata dai grandi megastore  di proprietà dei grandi editori. A voi le conclusioni...

Anche sul fronte ebook le cose non vanno molto meglio, ma di questo parlerò un'altra volta.

(1) Renato Di Lorenzo, Smettetela di piangervi addosso: Scrivete un best seller, Gribaudo Srl, 2006, p.9

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