martedì 21 giugno 2011
Frau Klotz, la storia sudtirolese e altre amenità
Il manifesto della Suedtiroler Freiheit per il cinquantennio della Feuernacht e le successive reazioni, non fanno altro che confermare quanto da me già scritto in questo blog circa l'incapacità della classe politica sudtirolese di lasciarsi alle spalle il passato per concentrarsi sul presente e sul futuro. In un posto "normale" vicende di cinquanta o cento anni fa non sono al centro del dibattito politico, bensì sono oggetto di analisi e di studio da parte degli storici. Ma d'altra parte si sa, il Sudtirolo non è un posto normale e fare un uso strumentale della Storia è molto più semplice rispetto a creare un programma politico basato sul presente.
La Klotz incarna alla perfezione quanto detto fino a questo momento. La sua politica ottocentesca si basa su rivendicazioni che potevano essere valide nel'45 o negli anni '50, ma che ora risultano anacronistiche e superate dallo scorrere degli eventi. Al di là dello Statuto di autonomia bisognerebbe ricordarsi che nel 2011 le popolazioni tirolesi sono di fatto riunite: Italia e Austria sono entrambe nell'Unione Europea, hanno la stessa moneta e hanno sottoscritto il trattato di Schengen, senza contare l'istituzione dell'Euregio tirolese, il cui primo presidente è il nostro Luis Durnwalder. Anche la stessa SVP si comporta così, esaltando taluni periodi storici,vedi i misfatti del Ventennio fascista, tralasciandone altri, come il collaborazionismo durante l'occupazione nazista, per giustificare il proprio operato.
Come è possibile tutto questo? Semplice, è il frutto dell'assenza di un punto di vista oggettivo sulla storia sudtirolese. Ogni gruppo linguistico ha il suo che è antitetico rispetto a quello dell'altro. Provate a fare un esperimento: prendete un ragazzo di madrelingua tedesca e uno di madreligua italiana, fate loro qualche domanda - opzioni, stagione delle bombe, eccetera - e confrontate le risposte. Ammesso che il secondo sappia di cosa stiate parlando, visto che nelle scuole italiane certe cose sono tabù. Il risultato sono pesanti incomprensioni, come l'equazione "italiano = fascista" o la fatidica domanda "ma perchè si parla tedesco qui?".
Ora, visto quanto detto finora, bisognerebbe considerare tre fattori:
a)il passato è passato e in quanto tale non si può modificare: i viaggi nel tempo esistono solo nella finzione cinematografica e anche lì ci viene insegnato che i rischi sono superiori ai benefici. Ergo è inutile avvelenarsi il sangue;
b)che piaccia o no dobbiamo convivere. Chi non è d'accordo può tranquillamente fare i bagagli e andare rispettivamente a Trento o a Innsbruck. Però qui si sta meglio, vero? Questa constatazione ci porta al punto successivo;
c)il benessere sudtirolese è solo il frutto di una concatenazione fortuita di eventi. Se la provincia fosse rimasta austriaca ora sarebbe solo una porzione del Tirolo. D'altro canto se non ci fosse la popolazione di madrelingua tedesca - e se questa non fosse stata particolarmente combattiva in passato - quella di Bolzano sarebbe una provincia come tutte le altre. In ogni caso sarebbe sensibilmente più povera, visto che non siamo il Qatar e che produciamo mele e non petrolio;
Detto questo, secondo me ci vorrebbe un mea culpa collettivo e, perchè no, anche un think-tank di storici - sul modello della commissione mista italo-slovena - per raggiungere finalmente una sintesi condivisibile da tutti i gruppi linguistici. Mi rendo perfettamente conto che in provincia ci siano problemi ben più gravi, ma come addetto ai lavori credo che potrebbe trattarsi di un esperimento molto interessante.
Mi sorge spontanea una domanda: sono l'unico a pensarla in questo modo? C'è anche altra gente a cui interessa la faccenda? Sarei proprio curioso di saperlo, almeno capirei se questa lotta contro i mulini a vento continuerà ad essere solitaria o meno...
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