Domani è il 6 maggio, data dello sciopero "generale" indetto dalla CGIL. Considerato che a casa di chi scrive per "sciopero generale" si intende una sospensione dell'attività lavorativa generalizzata e a oltranza, preferisco chiamare la giornata di domani col suo vero nome, ovvero sciopero farsa. D'altra parte parliamo di uno sciopero concesso controvoglia - ricordiamoci che la Camusso incarna l'ala più conservatrice della CGIL - e solo dietro le spinte di una parte consistente della base e organizzato scientemente per farlo fallire.
Mi rendo conto che sono affermazioni piuttosto pesanti, ma è sufficiente analizzare un attimo la situazione per giungere a questa conclusione. In uno sciopero di quattro ore - alcune categorie sono riuscite ad ottenere otto ore - annunciato mesi e mesi prima, l'unico a rimetterci qualcosa è il lavoratore che usufruisce del suo diritto di scioperare, in quanto perde quelle ore lavorative. Il datore di lavoro, dal canto suo, ha avuto tutto il tempo per programmare con calma la produzione, riducendo o addirittura azzerando il danno. Quattro ore di sciopero implicano anche l'assenza di una grossa manifestazione nazionale che verrà sostituita da una miriade di cortei regionali, provinciali e in alcuni casi nemmeno questi: il divide et impera applicato ai lavoratori. Ma perchè la CGIL avrebbe interesse a far fallire una agitazione sindacale di questo tipo? La risposta è sconcertantemente semplice: dopo aver assistito al fallimento di una forma di lotta è inutile riproporla.
A qualcuno potrà anche sembrare fantascienza o fantapolitica, ma vediamo un po' di capire cosa diavolo è questa CGIL. Si tratta di un sindacato concertativo, ovvero di un sindacato che non cerca lo scontro con i datori di lavoro per tutelare i diritti dei lavoratori, preferendo la politica dell'accordo - la concertazione appunto - che puntualmente si ritorce contro chi lavoro. Un esempio su tutti l'abolizione della scala mobile, quell'ammortizzatore sociale che adeguava le retribuzioni ai livelli di inflazione, o per restare nell'attualità il sì della FIOM ai piano Marchionne. Non dimentichiamoci infatti che la CGIL siede al tavolo della produttività insieme a Confindustria.
Ora, io ho solo fornito qualche elemento e qualche spunto di riflessione: ognuno tragga le sue conclusioni. Vi lascio solo con una domanda: credete veramente che la Camusso sia dalla VOSTRA parte?
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