Gli applausi di Confindustria a Herald Espenhahn, l'amministratore delegato di ThyssenKrupp condannato a 16 anni e mezzo di reclusione per il rogo allo stabilimento di Torino, lasciano certamente l'amaro in bocca, ma mostrano anche l'atteggiamento di molti industriali verso il cosiddetto "capitale umano". Inutile girarci attorno, spesso e volentieri l'operaio viene messo sullo stesso piano di un cacciavite o di un qualsiasi altro utensile: utile ma non essenziale, da sostituire con facilità una volta che si rompe o non è più produttivo come un tempo.
Quel giorno a Torino non si sono rotti sette manici di piccone: sono morti sette operai, sette ESSERI UMANI. Non si è trattato di una "tragica fatalità", termine che viene usato fin troppo spesso quando si verificano eventi del genere. L'impianto era in via di dismissione, gli standard di sicurezza non erano più rispettati, gli estintori erano scarichi. Far lavorare delle persone in quella situazione, pur essendo consapevoli della sua estrema pericolosità, significa non avere il minimo rispetto della vita dei propri dipendenti e significa anche assumersi totalmente la responsabilità - penale, morale, eccetera -qualora si verificasse un sinistro. D'altra parte la sentenza parla chiaro: omicidio volontario con dolo eventuale. I giudici hanno riconosciuto, prima volta in Italia, la volontarietà del datore di lavoro in caso di morti sul lavoro, perchè, come ho già detto prima, far lavorare delle persone in quelle condizioni significa accettare che vadano a rischiare la vita.
Per quel che mi riguarda applaudire Espenhahn è come applaudire a un Donato Bilancia o a un qualsiasi altro omicida, con l'unica differenza che nel secondo caso la mente dell'assassino non era perfettamente lucida, mentre nel primo lo era eccome. D'altra parte si sa, il capitale e il profitto vengono prima della vita umana. Ad ogni modo mi sorgono spontanee due domande. Come mai per una scritta in solidarietà a degli arrestati si rischia di andare in galera, mentre ad applaudire un boia non si rischia niente? E soprattutto, i cari signori di CGIL, CISL e UIL continueranno a stringere accordi con i solidali al mostro, sedendosi al tavolo della produttività? Vorrei proprio saperlo, così tutti capiremmo che ormai i tre grandi sindacati sono dalla LORO e non dalla NOSTRA parte.
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