Ogni volta che ritorno a casa in Sudtirolo ho come la sensazione che il tempo si sia fermato, come se la provincia fosse un microcosmo cristallizzato in cui le lancette dell'orologio si sono bloccate o, in alcuni casi, hanno iniziato a girare al contrario. No, non mi sto riferendo all'immutabilità del paesaggio e dei luoghi, che di per sè non è cosa negativa, bensì della totale mancanza di novità nel dibattito politico e culturale sudtirolese.
Probabilmente questo non è immediatamente avvertibile da chi non esce spesso dai confini provinciali - la maggior parte della popolazione - ma diventa estremamente frustrante per chi, come il sottoscritto, è abituato a trattare di politica - e non solo - anche in altre realtà. Sembra incredibile ma, mentre tutto il mondo guarda al presente proiettandosi nel futuro (pure in Corea del Nord!), qui in Sudtirolo viviamo bloccati nel passato, ancorati a "miti" e a falsi problemi che affondano le proprie radici in periodi così remoti che i loro protagonisti sono (quasi) tutti morti e sepolti. Trattiamo come problemi di attualità fatti ed eventi che altrove sono parte del dibattito storiografico.
Non posso leggere il giornale e trovare una intervista al neonominato comandante degli Schuetzen in cui vengono riproposti i soliti discorsi triti e ritriti, ovvero autodeterminazione, relitti fascisti e altre amenità del genere. Posso capire se ne parla un settantenne, ma quando a farlo è un trentacinquenne - sì TRENTACINQUE anni - che certi eventi non li ha vissuti direttamente, allora non riesco proprio ad accettarlo. Allo stesso modo non riesco ad accettare che con tutti i problemi - ben nascosti - che esistono in provincia si insista a parlare solo di toponomastica. Questo genere di discorsi non fa altro che aumentare la separazione etnica e l'odio che, a detta di mio padre (che è un classe '48 e certe cose se le ricorda molto bene), è più forte adesso rispetto alla stagione del terrorismo o al periodo immediatamente successivo al Ventennio.
Tagliando la testa al toro ed evitando inutili quanto sterili giri di parole, dico subito che questa situazione giova a chi fa politica ad alto livello in provincia: da Unitalia alla Suedtiroler Freiheit di Eva Klotz. Partiti e partitini sempre pronti a fare un uno strumentale della Storia per fini politici - horreo - e a gettare benzina sul fuoco del conflitto interetnico che, è inutile negarlo, esiste ed è tenuto vivo proprio da questo tipo di politica. Spero solo di non essere l'unico ad essere stanco di tutto questo.
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