Dal 15 maggio migliaia di persone sono in piazza a Puerta del Sol a Madrid per protestare contro le politiche governative e contro l'austerità, protesta che si è allargata a macchia di leopardo in più di un centinaio di altre località spagnole. Che la Spagna sia diventata la nuova tappa del contagio delle rivolte tunisine ed egiziane? Che Puerta del Sol sia diventata la prima piazza Tahrir d'Europa? A mio avviso sì.
Partendo dal presupposto che le rivolte maghrebine non sono state "rivolte del pane", come i media italiani hanno cercato di far credere, la situazione spagnola - e anche quella italiana - non differisce molto da quella dei paesi toccati dalle sommosse popolari dell'inverno 2011. Partendo da un dato meramente economico è facile trovare un comune denominatore: la condizione dei giovani. Parliamo infatti di situazioni in cui vi è una altissima disoccupazione giovanile - in Spagna ha raggiunto il 45% - mentre chi ha la "fortuna" di lavorare lo fa in condiziomi di sfruttamento e di precarietà, soprattutto se ha raggiunto un livello di scolarizzazione alto, in cambio di salari da fame e incapaci di soddisfare anche solo i bisogni primari di un individuo. Sono i famosi "cinquecent'euristi", termine nato in Portogallo per descrivere, appunto, tutta quella gamma di lavoratori - operatori di call center, co.co.co, co.co.pro, etc - il cui stipendio mensile si aggira intorno ai 500 euro mensili, appunto.
Se a questo aggiungiamo anche un dato politico, il quadro si delinea nella sua interezza. Abbiamo a che fare, infatti, con classi politiche completamente avulse dal tessuto sociale dei loro paesi e del tutto autoreferenziali. Senza contare una certa vena di autoritarismo - per non dire di peggio - che in Spagna si manifesta in massima parte in Heuskal Herria, i Paesi Baschi. Qui infatti il PSOE di Zapatero non si fa problemi a presentare liste congiunte col PP (Partito Popolare) per formare un blocco compatto contro la sinistra indipendentista basca, ammesso che questa riesca a presentare le proprie liste. Senza contare gli arresti arbitrari di chi milita nelle organizzazioni basche. Il discorso sulla repressione spagnola nei confronti della popolazione basca è estremamente lungo e complesso e non mi dilungherò oltre. Magari farò un post ad-hoc in futuro.
Il Movimiento 15M è stato paragonato da alcuni quotidiani iberici al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo - personaggio che non gode della mia simpatia - e il comico ligure ha perso una ottima occasione di rimanere zitto. E' arrivato, infatti, a dire che «il 2011 potrebbe diventare come il 1848, quando le vecchie istituzioni vennero travolte» (fonte). Innanzitutto i moti del 1848 furono espressione di quella borghesia che reclamava ad alta voce una fetta più o meno consistente di potere, mentre oggi in piazza ci sono migliaia di ragazzi che non riescono ad arrivare nemmeno alla metà del mese, costretti a vivere da "reclusi" perchè quella birra presa con gli amici il sabato sera potrebbe rivelarsi letale per le proprie finanze. Un paragone piuttosto improprio oserei dire, senza contare che i moti del '48 cambiarono poco o nulla le condizioni del "popolino", mentre migliorarono enormemente quelle della borghesia che, forte del suo neoconcesso diritto di voto, potè iniziare a costituirsi in "casta". 2011 come 1848, abbattere una casta per sostituirla con un'altra? No, grazie.
In Italia? Per il momento calma piatta, se non per qualche sit-in e flash mob in giro per lo stivale, un'ora e poi tutti a casa. D'altra parte lo sappiamo, è molto più facile cliccare "mi piace" ai link su Facebook piuttosto che incazzarsi veramente.
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