venerdì 6 maggio 2011

Paura del referendum?

Ci risiamo. Dopo aver tentato di smontare il referendum sul nucleare con una moratoria truffa, i nostri fantastici governanti hanno trovato l'escamotage per "sabotare" anche i due quesiti sull'acqua pubblica, ovvero la creazione di una fantomatica "Autorità per l'acqua". Sulla carta sembra apparire qualcosa di magnifico, la panacea contro tutti i guai derivati dalla gestione privata delle acque - di questo parleremo dopo - tanto che un sottosegretario allo Sviluppo, tale Stefano Saglia, ha pomposamente dichiarato che "il referendum non sarà superato legalmente ma lo sarà nei fatti". Vorrei proprio vedere, mi immagino che sarà risolutiva come tutte le altre Authority made in Italy che, nella migliore delle ipotesi, si limitano a dare pareri destinati a rimanere inascoltati. Saglia merita un applauso per la faccia di bronzo.

Poche righe più sopra ho accennato ai guai derivanti dalla gestione privata di un bene: analizziamoli un attimo. Mentre il pubblico può anche andare in rosso per fornire un determinato bene/servizio, questo per un privato è impossibile: non solo perchè andrebbe in bancarotta, ma anche perchè il suo scopo è quello di generare profitto. Per farlo esistono vari modi che sono tuttavia riconducibili ad un unico principio, ovvero quello di tagliare le spese. In soldoni questo significa quasi sempre una diminuzione dei dipendenti, un drastico calo della qualità del servizio (pensate un po' alle ferrovie...) e il taglio dei cosiddetti "rami secchi", ossia tutte quelle forniture in cui il guadagno è troppo basso per giustificare il proseguimento del servizio. Ebbene sì, se col pubblico il servizio X può essere fornito anche al signor Rossi che abita nella sperduta contrada Y, non è detto che questa situazione permanga anche sotto la gestione della società Z. Dipende da quanto è conveniente. Questo discorso vale per l'acqua come per qualsiasi altra cosa.

Mi sorge spontanea una domanda. Mi chiedo, infatti, come mai a Roma abbiano così tanta paura di questo referendum. Ok, il cosiddetto effetto Fukushima ha contribuito enormemente a risvegliare parte degli italiani dal proprio torpore e probabilmente, dopo anni e anni, il quorum sarebbe stato superato, tuttavia secondo me c'è anche dell'altro. Mi sembra quasi che ci sia il timore che i sudditi possano rendersi conto che è possibile un altro livello di democrazia, senza delega nè rappresentanza, e questo potrebbe rivelarsi catastrofico per determinati interessi.

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