venerdì 6 gennaio 2012

L'importanza di un braccio di mare

C'è un angolo del mondo che in questi giorni è sotto i riflettori della cronaca internazionale. Parlo dello stretto di Hormuz, ovvero quel tratto di mare, lungo circa 60 km e largo una trentina, posto all'ingresso del Golfo Persico che separa le coste iraniane dalla Penisola araba. In questa area transita ogni anno un quinto del petrolio prodotto nel mondo, estratto in paesi come Iraq, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti (rispettivamente ottavo, nono e decimo produttore mondiale di greggio, secondo i dati OPEC del 2009). Inoltre è l'unica via di accesso per la base navale di Juffar nel Bahrein, quartier generale della V Flotta americana. Nell'area vi sono anche altre basi americane, la più importante delle quali è Camp Doha, nel Qatar.

Vista l'importanza strategica dell'area è facilmente comprensibile il braccio di ferro che si sta svolgendo tra Washington e Teheran. Se l'Iran ha dato prova di forza testando i nuovi missili Qader (terra-mare) e Nour (a lungo raggio), minacciando la chiusura dello stretto al traffico mercantile ed effettuando manovre militari nell'area, gli Stati Uniti non sono stati con le mani in mano. Il Washington Post ci informa che è in corso una grande esercitazione congiunta tra forze statunitensi ed israeliane: chiamata "Austere Challenge 12" è la più grande operazione congiunta tra i due paesi mai avvenuta finora. Il Pentagono tiene a precisare che il suo svolgimento era già programmato da tempo e che non è in alcun modo legato alle manovre iraniane, ma non è difficile immaginare che uno spiegamento così massiccio di uomini e mezzi sia un messaggio, più o meno diretto, al regime degli ayatollah. Uno scenario di vera e propria guerra psicologica, cui va aggiunto un ulteriore tassello riportato oggi dal Corriere: i Pasdaran hanno infatti annunciato una nuova esercitazione nello stretto di Hormuz, che si svolgerà tra la fine del mese e l'inizio di febbraio.

Nonostante la tensione sia in costante aumento, lo scoppio di un vero e proprio conflitto appare una possibilità piuttosto remota. Una nuova guerra potrebbe avere conseguenze catastrofiche per le dissestate casse americane, mentre l'Iran - pur non essendo la Libia di Gheddafi o l'Afghanistan dei talebani - difficilmente riuscirebbe a resistere ad un massiccio attacco della NATO.


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