mercoledì 25 gennaio 2012

Gli sfigati che si laureano a 28 anni

Al peggio non c'è mai limite. Prima venne il "caro" Padoa Schioppa con in suoi "bamboccioni", seguito di lì a poco dal "breve" Brunetta e dalle sue esternazioni pubbliche secondo cui i precari sarebbero la parte peggiore dell'Italia. Per ultimo arrivò il "giovane", ovvero il viceministro al lavoro Martone, col suo terribile anatema foriero di sventura. "Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato" sentenziò non ammettendo repliche di alcun tipo.

Un linguaggio da giovane rampante quale il viceministro sicuramente è, talmente rampante da riuscire a bruciare le tappe della carriera accademica fino a diventare ordinario di diritto pubblico a Teramo alla tenera età di 29 anni, per poi passare alla LUISS. Insomma, un percorso di tutto rispetto - e dire che l'università italiana è piena di quarantenni che non riescono ad andare oltre lo status di ricercatore precario - sicuramente frutto della tanto decantata meritocrazia e non di qualche aiutino proveniente dal "ben introdotto papà", come lo definisce l'Espresso.

Forse il buon Martone non ha mai avuto gli stessi problemi che incontrano tanti "sfigati" nel pagare le tasse universitarie e un affitto, due voci di spesa in costante aumento nella vita di ogni studente universitario. Forse non sa il buon Martone che molti degli "sfigati" in questione non si fanno mantenere da papà e mamma - vuoi per dignità o perchè la famiglia non può far fronte alla spesa - ma alternano lo studio a quella pratica tanto ingrata che si chiama lavoro. Magari non sa che il fattorino della pizza a domicilio o la ragazza del call center sono lì per pagarsi gli studi, così come non conosce le enormi difficoltà che uno studente lavoratore incontra durante la sua carriera: mole di studio doppia per chi non frequenta i corsi, impossibilità di prendersi un giorno di permesso in occasione degli esami, eccetera. Tutte cose che, volenti o nolenti, aumentano in maniera esponenziale il tempo di permanenza all'università. 

Sia ben chiaro che non mi riferisco a chi si parcheggia negli atenei per fare il bohemienne campando di rendita. Quelli non sono sfigati, sono parassiti. Ad ogni modo forse il buon Martone dovrebbe togliersi un po' l'aria da figlio di papà e di iniziare a vedere come funziona veramente il mondo.



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