lunedì 23 aprile 2012

Il feticcio e la mela

Stamattina ho visto qualcosa che ha dell'incredibile. In un primo momento ho pensato che potesse essere il frutto di qualche allucinazione prodotta da un risveglio brusco e piuttosto spiacevole, per cui ho rivisto il tutto un altro paio di volte, giusto per fugare ogni dubbio e giungere così ad accettare la triste realtà: era tutto vero. La "sconvolgente visione" altro non è che il video (lo trovate qui) l'inaugurazione di un Apple Store - l'ennesimo - in quel di Roma. 

A sconvolgermi non sono tanto le file chilometriche o il fatto che ci sia gente accampata fuori dal negozio per assicurarsi di arrivare prima di altri al tanto agognato gingillo elettronico. D'altra parte ognuno è libero di impiegare il proprio tempo libero nel modo ritenuto più consono. E poi lo sappiamo, i prodotti della Apple sono diventati un vero e proprio fenomeno di massa, uno status symbol da sfoggiare. Alla faccia del tanto decantato "think different".

A sconvolgermi sono il balletto dei dipendenti, la ola ai primi clienti che entrano nel negozio - tutti intenti ad immortalare il momento col loro Iphone - e il clima saturo di fanatismo. Tutte gestualità codificate che fanno parte di un vero e proprio rituale parareligioso, in cui l'oggetto del desiderio assurge al ruolo di feticcio del nuovo Dio dell'umanità: il capitale. Con buona pace di Nietzsche, si intende. Dio sarà pure morto, ucciso dagli stessi uomini, ma il suo sostituto, forse, è anche peggio.

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