Due giorni fa, il 15 febbraio a voler essere puntigliosi, mi è arrivata la prima busta paga del 2012: un evento con la "E" maiuscola. Con mano tremante apro l'email e scopro che, noleggiando la mia forza lavoro in fabbrica, ho guadagnato la bellezza di sessantacinque euro e cinquantaquattro centesimi: roba da tartine al caviale e Dom Pèrignon del 1917 a ruota libera. Purtroppo i miei sogni di gloria sono stati prematuramente uccisi da una bolletta dell'Enel. Riposate in pace.
Sia ben chiaro che, visto la situazione economica sempre più nera, non ho la minima intenzione di lamentarmi, visto che ho la fortuna di lavorare "dignitosamente", seppur ad ogni morte di Papa. Tuttavia il diritto a sfogarmi non me lo può levare nessuno, visto che, a sentire le ultime dichiarazioni di diversi membri del governo circa l'italica gioventù, i trabocchi di bile sono stati all'ordine del giorno. A quanto pare, infatti, siamo una massa di amebe senza spina dorsale, incapaci di vivere lontani da mamma e papà. Al di là del fatto che non mi riconosco in una descrizione del genere, trovo abbastanza ipocrita che a sputare sentenze di questo tipo siano gli stessi che hanno sistemato i propri figli nelle banche e negli atenei da loro gestiti. Alla faccia della tanto decantata meritocrazia! Ah, dimenticavo, questa esiste - solo di facciata of course - solo per i figli del comune cittadino, gli stessi che corrono da un co.co.pro all'altro e si spaccano la schiena in fabbrica a cinque euro l'ora per pagarsi l'università (pubblica ovviamente, non sia mai che un figlio di operaio entri alla Bocconi) o l'affitto di una casa condivisa con altre quattro persone. Già, siamo proprio un branco di buoni a nulla. Io però una cosa la so fare: preparare le valigie e mandarvi a fare in culo.
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