giovedì 28 aprile 2011

28 aprile 1789

28 aprile 1789, pochi mesi prima dell'assalto dei parigini alla Bastiglia. Siamo sul ponte di una nave, minuscolo isolotto di legno sperduto nell'immensità dell'oceano Pacifico, ed è in corso un ammutinamento. Nulla di particolare a quei tempi, se non fosse che il nome di quella nave è successivamente entrato nella leggenda e che i discendenti degli ammutinati sono ancora vivi e vegeti. Stiamo parlando del Bounty.

La missione della nave era quella di recuperare il maggior numero possibile di piante di albero del pane, presso l'isola di Tahiti. Dopo un viaggio più lungo e pericoloso del previsto - le condizioni climatiche non permisero di doppiare capo Horn - l'imbarcazione riuscì a raggiungere l'isola, dove l'equipaggio potè godere dell'accoglienza dei nativi (soprattutto delle donne, la cui libertà sessuale rimase particolamente impressa nella mente degli uomini).

Durante il viaggio di ritorno, nella notte tra il 28 e il 29 aprile, il secondo ufficiale Fletcher e altri membri dell'equipaggio decidono di prendere il controllo dell'imbarcazione per ritornare a Tahiti. Il capitano William Bligh fu abbandonato alla deriva a bordo di una scialuppa insieme ad altri 18 uomini. Nonostante l'assenza di carte nautiche e di strumenti di navigazione, il gruppo riuscì a raggiungere la colonia olandese di Timor dopo un viaggio di 3618 miglia nautiche (6400 km) coperte in 47 giorni. Qui Bligh si imbarcò immediatamente per l'Inghilterra, dove riuscì a far aprire una inchiesta sull'accaduto. Negli anni successivi, nonostante l'ammutinamento subito mentre comandava il Bounty, continuò la sua carriera nautica e successivamente divenne governatore del Nuovo Galles in Australia.

Gli ammutinati, invece, dapprima tentarono di insediarsi sull'isola di Tubuai, tentativo che fallì a causa dell'ostilità della popolazione locale, e successivamente fecero vela verso Tahiti. Qui il gruppo si divise: parte degli uomini restò sull'isola, mentre sei uomini, dodici donne e una bambina ripresero il mare. Il gruppo che rimase a Tahiti venne successivamente raggiunto dal lungo braccio della legge britannica: di loro quattro morirono nel naufragio della HMS Pandora, l'imbarcazione che doveva riportarli in Inghilterra, mentre tre furono impiccati.

Il gruppo che riprese il mare riuscì a raggiungere la sperduta isola di Pitcairn, 1350 miglia (2700 km) a sud est di Tahiti. Qui bruciarono il Bounty e si organizzarono in una comunità autonoma. Tra gli uomini, tuttavia, nacquero ben presto dei contrasti dovuti all'alcool e alle donne, tanto che nel 1808, quando la comunità venne "scoperta" da una nave americana, l'unico uomo rimasto era John Adams. Costui aveva riorganizzato la comunità sulla base della Bibbia del Bounty. Fu anche per questo che gli abitanti furono "perdonati" e "adottati" dalla marina britannica. Oggi i discendenti di Adams e degli ammutinati del Bounty vivono ancora sull'isola, costituendo una delle comunità più piccole e isolate del mondo, ma di questo parleremo un'altra volta.

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