mercoledì 20 febbraio 2013

Ricette per il caos aka pseudo strategia di salvezza pre elettorale

NB. Il seguente post è saturo di eterodossia e provocazioni. Se ne sconsiglia la lettura agli animi semplici.

Nel 90% dei casi il sottoscritto passa la serata annoiandosi e arrovellandosi per cercare di ovviare al problema. L'altra sera la soluzione è stata fiondarsi sul malefico sito di Repubblica e giocare con una simpatica applicazione capace di simulare la composizione del Senato post elezioni. Il suo funzionamento è piuttosto semplice: date svariate regioni - non ricordo se 6 o 9 - è sufficiente ipotizzare la percentuale dei voti raccolti dalle varie liste, in modo da ottenere una proiezione sulla distribuzione dei seggi e di conseguenza sull'indice di governabilità. Nella stragrande maggioranza dei casi, anche considerando alleanze più o meno probabili, il risultato è stato l'ingovernabilità. Si tratta, in ogni caso, di una simulazione estremamente semplicistica e semplificata e pertanto non molto attendibile, visto che presenta soltanto 5 liste "maggiori".

Nella realtà i giochi sono ancora più complicati. La simulazione, infatti, non tiene presenza l'esistenza di movimenti come Fare, che, nonostante il clamoroso autogol di Giannino, ha ottime probabilità di sottrarre una discreta quantità di voti al PDL - una funzione non molto dissimile da quella di Ingroia nei confronti del PD - e tutta la moltitudine di partitini e micromovimenti che singolarmente non hanno alcun peso, ma che sommati possono raggiungere una discreta percentuale. Si prospetta, insomma, una vera e propria "balcanizzazione" del Parlamento, ossia una frammentazione così ampia da impedire la formazione di una maggioranza di governo, salvo il caso di una Große Koalition alla tedesca, anche se in Italia un'esperienza del genere avrebbe vita breve e travagliata.

Ed è qui che nella narrazione si inserisce il mio dilemma interiore. Io normalmente non voto. La mia è una questione di principio, non un semplice menefreghismo o una delusione nei confronti della politica. Anche questo fine settimana, tendenzialmente, non andrei al seggio. Tuttavia, il buon Berneri mi ha messo una pulce - e pure bella grossa! - nell'orecchio con la sua definizione di "cretinismo anarchico" e al momento mi trovo alle prese con un quesito grande come una casa: che fare? Restare fedele alla linea o fare un passo indietro per cause di forza maggiore? Perchè, per dirla alla Bersani, "ohi ragassi, qui è una tragedia!". Al momento attuale le uniche forze in grado di fare da peso sul piatto della bilancia sono il PD, il PDL e il Movimento 5 Stelle. Il che significa da una parte fiscal compact e neoliberismo più o meno mascherato con i primi due e un gigantesco, monolitico, mastodontico punto interrogativo con il terzo. Roba da mettersi le mani nei capelli. Immaginate un vostro conoscente non proprio brillante che, eletto nelle liste del movimento, partecipando alla discussione sulla finanziaria, non capendoci una beata mazza, prende la parola per chiedere quale sarà l'azione del governo contro il signoraggio e le scie chimiche. Sembra una situazione comica, roba da barzellette, ma non è un'eventualità tanto assurda: provate a cercare "cinque stelle scie chimiche" su Google e iniziate a piangere insieme a me.

In questo scenario la "balcanizzazione" non solo è auspicabile, ma sarebbe addirittura salvifica! A questo punto, forse, vale veramente la pena ricacciare i conati di bile e vomito e accingersi alle urne per il sacrosanto "voto a caso", ovvero il voto in massa verso movimenti inutili - come gli sciroccati del Sacro Romano Impero Cattolico - che non supereranno mai la soglia di sbarramento, ma che diluiscono i voti dei "big". Magari oltre all'ingovernabilità ci scappa pure un altro governo tecnico, ma non un Monti bis, bensì un bel commissariamento alla teutonica capace di rimettere in carreggiata le orde di italiani medi. Proprio così, perchè qui il vero problema non è la "kasta", quello specchietto per le allodole sventolato a dovere dal comico genovese insieme all'immancabile quando osceno "tanto sono tutti uguali"; no, il problema sono proprio gli italiani, di cui la classe politica è solamente l'immagine riflessa. Se non si cambiano gli italiani - ammesso che esistano veramente visti i campanilismi che ci contraddistinguono - ogni cambiamento al vertice sarà gattopardesco: un velo di stucco nuovo su una impalcatura marcia e corrotta. 

Daje de voto inutile! Daje de balcanizzazione! O più probabilmente daje de Maalox quando usciranno i risultati...

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