domenica 12 maggio 2013

Roma, 12 maggio 1977 - Roma, 12 maggio 2013

Erano più o meno le otto di sera di 36 anni fa quando Giorgiana Masi, una ragazza di nemmeno diciannove anni, cadeva colpita a morte da un proiettile esploso dalla polizia di Cossiga. Lo stesso Cossiga dei molteplici silenzi sugli anni di piombo e su Gladio, dei blindati per le strade, della polizia in borghese (e pure in divisa) che spara per le strade. Lo stesso Cossiga che nel novembre del 2008 scriveva, in una lettera aperta alle forze dell'ordine: "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti [...] l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita [...] io aspetterei ancora un po' e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti" (citazione presa da Wikiquote, a sua volta presa da Repubblica).

Trentasei anni dopo, sempre a Roma, la Questura non autorizza il corteo in ricordo della Masi per permettere a tutta la galassia catto-talebana, con in testa Forza Nuova e Militia Christi, di scendere in piazza per una sedicente "Marcia per la Vita", che nella sostanza non è niente di diverso dalla solita sterile riproposizione degli arcinoti clichè antiabortisti, il tutto condito con una spruzzata di gore blasfemo degno dei Gorgoroth, ovvero orde di finti feti crocefissi e becero sentimentalismo. Evidentemente l'idiozia e il cattivo gusto vanno di pari passo. Tornando seri, si tratta di un vero e proprio esercizio di coercizione, perchè impedire, o fare in modo che venga impedito, ad una donna di abortire o ad un malato terminale di porre fine alla propria vita in modo dignitoso, significa ledere il principio della libertà di scelta dell'individuo e, se proprio vogliamo metterla sul loro piano, ossia quello religioso, la dottrina del libero arbitrio. A proposito di libertà di scelta, voglio ricordare ai più distratti e ai Giovanardi di turno che permettere l'aborto e l'eutanasia non obbliga in alcun modo al loro ricorso, anzi.

Ad ogni modo, evitando di scendere troppo nel marasma della filosofia morale e della teologia da bar, forse vale la pena chiedersi quanti di questi "prolife" - termine fuorviante che personalmente detesto - siano pronti a difendere la vita e le vite nella loro totalità, anzichè soffermarsi su quella che fino a prova contraria è una vita in potenza, come un ovulo appena fecondato o un embrione di pochi giorni. Magari parlandoci vai a scoprire che sono a favore della pena di morte o che affonderebbero le carrette del mare usate dai migranti per cercare un futuro migliore nella Fortezza Europa. Oppure che non si fanno il minimo problema a mangiarsi un agnello o un maialino da latte. Oppure che predicano contro l'uso del preservativo, condannando decine, centinaia di migliaia di bambini ad un futuro di sieropositività, fame, malattie e guerre. Chissà quanti, tra i più "anziani," avranno pensato, alla notizia della morte di Giorgiana, "toh, una zecca di meno".

NB. L'immagine che accompagna questo post è stata scattata da Tano D'Amico e ritrae l'agente Giovanni Santone, in borghese, durante gli scontri del 12 maggio 1977.