sabato 19 maggio 2012

Quando il media diventa sciacallo

Il giornalismo italiano non si smentisce mai; non c'è omicidio, rapimento, evento di cronaca nera che non si trasformi in una ghiotta occasione per gettare in pasto al pubblico la vita privata delle vittime e il dolore di parenti e amici. Questo squallido copione si è ripetuto anche oggi, con la bomba esplosa a Brindisi. In men che non si dica sulle pagine web dei maggiori quotidiani nazionali sono comparse gallerie fotografiche della vittima, ottenute saccheggiando il suo profilo Facebook, senza curarsi della volontà dei parenti o del semplice pudore. Allo stesso modo i telegiornali hanno mostrato una profusione di lacrime e sofferenza, il tutto per soddisfare il morboso interesse del pubblico. D'altra parte per l'audience le reti televisive e i media in genere sono disposti a fare di tutto. E hanno ancora il coraggio di chiamarlo "diritto di cronaca".

domenica 13 maggio 2012

Strana Italia

Negli ultimi giorni sono successe un bel po' di cose su cui varrebbe spendere almeno una parolina. Complice il lavoro alla Weinkellerei che mi tiene impegnato quelle 10 ore al giorno, lasciandomi ben poco tempo da dedicare alla scrittura, mi vedo costretto a condensare il tutto in un post-zibaldone.

Partiamo con il ferimento di Roberto Adinolfi, dirigente di Ansaldo Nucleare, a Genova. La rivendicazione recapitata al Corriere della Sera  - qui leggibile - sembra chiarire la matrice anarco-insurrezionalista del gesto. Come nota il buon Mazzetta in un post sul suo blog, il testo non risulta del tutto convincente, a partire dal nome sbagliato di Bakunin e finendo con certa terminologia abbastanza atipica. Tralasciando il documento di rivendicazione, guardiamo un secondo alle reazioni del governo che, per bocca del ministro Cancellieri, ventila addirittura l'utilizzo dell'esercito per proteggere eventuali obiettivi sensibili. Dichiarazione piuttosto curiosa visto che segue di pochi giorni l'allarme della Commissione Europea, secondo cui sarebbe necessaria una ulteriore manovra correttiva per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Una ennesima richiesta di sacrifici, capace di incendiare ulteriormente gli animi già esasperati di chi ha già versato lacrime e sangue. Probabilmente sono solo un malpensante, però se ci mettiamo anche la nomina di De Gennaro a sottosegretario...

Passiamo alla marcia per la vita che si è tenuta oggi a Roma. Un rigurgito reazionario, capace di riunire soggetti come Forza Nuova, Militia Christi e i sedicenti "parlamentari per la vita", che vorrebbe cancellare il risultato di anni di lotte, oltre all'esito di uno dei referendum più partecipati della storia repubblicana. Il tutto con il patrocinio del comune di Roma e del sindaco Alemanno, lo stesso che regala milioni a Casa Pound per "comprare" la sede romana del movimento. Una cosa del genere sembra preannunciare una svolta reazionaria e conservatrice simile a quella avvenuta in Spagna con il governo Rajoy, che ha reintrodotto diverse misure restrittive contro l'aborto, cancellando alcuni progressi realizzati dal socialista Zapatero. Guardando le foto non si può non notare l'elevato numero di religiosi. Gente che per libera scelta ha deciso di rinunciare a procreare facendo voto di castità, ma nonostante questo si sente in diritto di imporre i propri precetti morali a tutta l'umanità, magari rimpiangendo i bei tempi di Torquemada. Come se ciò non bastasse a fare numero sono stati chiamati anche parecchi figuranti pagati, come si può leggere in questo post di Femminismo a Sud. La fiera del grottesco.

domenica 6 maggio 2012

Diventare zio

Ci sono poche cose al mondo in grado di far riflettere profondamente una persona quanto la nascita e la morte. D'altra parte si tratta del punto d'inizio e della conclusione del percorso biologico di ogni individuo umano e non, quindi penso sia più che lecito e normale porsi qualche domanda sul senso di tutto questo, a meno ovviamente di avere la profondità e la sensibilità di una pozzanghera. 

Di norma ho sempre evitato riflessioni troppo personali ed intimiste in questo blog, tuttavia in questa domenica uggiosa sento l'impellente bisogno di esternare un po' di pensieri che mi frullano dalla testa da quando, un paio di mesi fa, ho scoperto che questo autunno sarei diventato zio. La notizia mi ha scombussolato un po', sia perchè è arrivata piuttosto inaspettata, sia perchè mi ha spinto ad interrogarmi su quelle che saranno le condizioni del pianeta quando nascerà mio nipote. Sicuramente sarà un mondo profondamente diverso rispetto a quello in cui sono cresciuto io, così come il mio è stato diversissimo da quello dell'infanzia dei miei genitori, per tutta una serie di fattori sociali, economici, culturali, ma anche e soprattutto  per via di fattori di carattere ambientale. L'inquinamento, il surriscaldamento globale e le loro conseguenze - desertificazione, innalzamento degli oceani, eccetera - sono minacce reali e sono in grado di modificare radicalmente il pianeta, innescando reazioni a catena impossibili da controllare. Questo processo ormai va avanti da decenni, ma probabilmente a pagare il prezzo maggiore delle sue conseguenze sarà proprio la generazione di mio nipote e dei miei figli, ammesso che ne abbia.

Non so spiegarlo bene, però è come se sentissi una sorta di responsabilità intergenerazionale nei loro confronti. Forse è per questo che ho iniziato a documentarmi sui cambiamenti climatici in atto, sulle loro cause e sui loro effetti, analizzando documentazione di vario tipo e iniziando a giungere a determinate conclusioni (è anche per questo che sto aggiornando poco il blog in questo periodo). Sono perfettamente consapevole che un'azione individuale ha un peso pressoché nullo se sull'altro piatto della bilancia ci sono ben sette miliardi di persone. Tuttavia la somma di tante azioni individuali può spostare l'ago della bilancia in una direzione piuttosto che in un'altra, quindi, nonostante una certa venatura di pessimismo cosmico, sono piuttosto ottimista circa una possibile inversione di rotta. La chiave di tutto sta nell'informazione e nella consapevolezza che tutto dipende da noi.

martedì 1 maggio 2012

Primo maggio e lavoro

Approfitto del primo maggio e di alcuni dati che sono stati resi pubblici di recente, per parlare delle condizioni abbastanza disastrose in cui versano il lavoro e i lavoratori in Italia. Se già l'anno scorso non ero molto ottimista, come testimonia la conclusione di questo post, ora sono sprofondato in una sorta di pessimismo cosmico di leopardiana memoria.

In effetti i dati divulgati dalla ILO (International Labour Organisation) sulla disoccupazione sono tutt'altro che positivi. Nell'ultimo trimestre del 2011, infatti, la percentuale dei senza lavoro è arrivata al 9,7%, pari a 2,1 milioni di persone. Il dato è comunque parziale, in quanto non tiene conto dei circa 250.000 cassaintegrati e dei circa 300.000 esodati. Le percentuali salgono ad un incredibile 32,6% - uno dei valori più alti all'interno dell'Unione Europea - se si parla di disoccupazione giovanile. Attualmente trovare un lavoro è talmente difficile che ben il 5% dei disoccupati ha definitivamente rinunciato a cercare un impiego, mentre circa 1,5 milioni di giovani sono classificabili come Neet, ovvero come ragazzi che non lavorano nè seguono corsi di formazione professionale. Questi due dati sono abbastanza eloquenti e dipingono alla perfezione il clima di sfiducia che si è venuto a creare nei confronti del mondo del lavoro.

Le brutte notizie colpiscono anche chi un lavoro è riuscito a trovarlo. Gli assunti con contratti a tempo determinato o part time hanno raggiunto rispettivamente il 13,4% e il 15,2% dei lavoratori regolari. Inoltre il 50% dei contratti part time e il 68% di quelli a tempo determinato non sono frutto della libera scelta del lavoratore: in parole povere sono veri e propri ricatti, della serie "o accetti queste condizioni o te ne stai a spasso". L'unica soluzione che il governo è riuscito ad escogitare è una ulteriore deregolamentazione del mondo del lavoro che comporterà un'ennesima rinuncia ai diritti conquistati con le lotte dell'ultimo secolo. Come se il vero problema dell'Italia fosse l'articolo 18 e non la corruzione a livelli da repubblica delle banane. O le grandi aziende come Fiat e Piaggio che preferiscono delocalizzare rispettivamente in Serbia o in India per continuare ad avere utili da record pagando meno la manodopera.

Concludo parlando brevemente del concerto del primo maggio a Roma, visto che la giornata è anche questo. O solo questo per qualcuno. Durante dei controlli di routine durante il montaggio del palco, i carabinieri hanno riscontrato numerose violazioni in materia di sicurezza del lavoro, denunciando 8 persone e comminando ben 43.000 euro di multe. Una situazione un po' paradossale visto che l'evento è organizzato da chi si riempie da sempre la bocca di parole sulla sicurezza dei lavoratori e che rappresenta perfettamente quello che accade con gli appalti a ribasso: costi inferiori si ottengono o risparmiando sui materiali, oppure sulla sicurezza dei lavoratori (spesso in nero, anche se non in questo caso). Sembra veramente che non si sia imparato nulla da quanto accaduto mentre si montavano i palchi della Pausini o di Jovanotti, tanto da spingere il Collettivo Autorganizzato Operai dello Spettacolo Live di Roma a scrivere questa lettera agli artisti che si esibiranno oggi in piazza S. Giovanni.

Ma tanto l'importante è godersi il concerto fregandosene del lavoro - e delle sue condizioni - che ci sono dietro, vero sedicenti rivoluzionari della domenica mantenuti da papi?