martedì 28 giugno 2011

Riflessioni su Chiomonte

Lo so, mi ero ripromesso di non scrivere più post di un certo tipo, ma a volte ci sono degli eventi su cui non ci si può esimere dall'esprimere la propria opinione. Mi riferendo a quanto successo ieri a Chiomonte, quando duemila uomini dei reparti mobili hanno sgomberato il presidio No TAV della Maddalena.

A casa PD avranno stappato le bottiglie di spumante, loro che, con Fassino in testa, invocavano ad alta voce l'intervento dell'esercito, come nella peggiore tradizione coloniale. Magari avrebbero che qualcuno venisse gassato come in Abissinia, ma si sono dovuti accontentare delle decine di lacrimogeni lanciati dai celerini. Bersani poi ha avuto l'ardire di bollare i valsusini come violenti per il lancio di qualche pietra: sassi contro blindati e ruspe lanciate contro persone inermi. Non dovrebbe stupirmi, d'altra parte parliamo sempre di chi vedeva infiltrati di kossighiana memoria all'origine degli scontro del 14 dicembre a Roma, eppure riescono a farmi incazzare.

Il segnale che ha dato il Governo è forte e chiaro: chi si mette contro di noi verrà spazzato via. E questo non riguarda solo il TAV, ma anche tutte le altre opere di "interesse nazionale", come discariche (di fatto già militarizzate), basi e poligoni militari o centrali elettriche. Immaginate cosa sarebbe successo se il referendum sul nucleare non avesse raggiunto il quorum. Ad ogni modo penso che questa azione di forza avrà anche delle ripercussioni sui suoi mandanti, in primis Maroni. Il ministro leghista, l'uomo del "padroni a casa nostra", infatti, ha usato il pugno di ferro nel "suo" Nord contro valligiani intenzionati a difendere la propria terra e a rivendicare il diritto di decidere a "casa loro".

Come sempre, poi, è partita la gogna mediatica contro il movimento, accusato di voler fermare il progresso e di arrecare danno all'intero Paese. Intanto il progresso, quello vero, non si può fermare: l'evoluzione stessa della specie homo sapiens sapiens ne è la prova evidente. Ma siamo sicuri che tutto quello che viene propagandato come "progresso" lo sia poi a tutti gli effetti? Chiedetelo agli abitanti di Pripjat e di Fukushima, oppure ai morti di Longarone e Bhopal, o ancora agli operai della Eternit - e alle loro famiglie - affetti da mesiotelioma. Guardate cosa è successo nel Mugello coi lavori dell'Alta Velocità...

domenica 26 giugno 2011

Nuove tribù amazzoniche

Le foreste tropicali, oltre ad essere ancora inesplorate in ampie porzioni del loro territorio, sono ricche di specie vegetali e animali a noi sconosciute e, a quanto pare, anche di tribù che non sono mai entrate in contatto con l'uomo bianco. Per loro fortuna.

La notizia è di pochi giorni fa e arriva dal Brasile: i funzionari del Funai, l'ente governativo che si occupa degli indios, hanno identificato una nuova tribù nella foresta amazzonica nei pressi del confine con il Perù. A detta degli esperti, il gruppo, che dovrebbe contare circa 200 componenti, vive in capanne come quelle della foto e praticherebbe una agricoltura di sussistenza secondo la pratica del "taglia e brucia", tecnica diffusa anche presso altre popolazioni dell'area. La scoperta è stata possibile osservando le immagini satellitari della zona, in cui erano chiaramente visibili delle piccola radure in mezzo ad una vegetazione altrimenti intatta. Una successiva ricognizione aerea ha permesso di identificare piccole porzioni di terreno coltivato e quattro grandi capanne. Fortunatamente al Funai hanno avuto la brillante idea di evitare qualsiasi contatto diretto con gli indios, contatto che potrebbe rivelarsi devastante per questi ultimi. Infatti, oltre a rischiare di sconvolgere gli usi e i costumi tribali, l'uomo bianco potrebbe essere vettore di agenti patogeni in grado di sterminare una popolazione sprovvista degli anticorpi necessari: pensate solamente a quanti morti ha fatto il morbillo tra i nativi americani dopo l'arrivo degli europei.

Dall'inizio dell'anno le segnalazioni di comunità umane finora sconosciute sono state piuttosto numerose nell'area. Nella maggior parte dei casi si tratta di insediamenti piuttosto giovani in zone dove non si era mai riscontrata una presenza umana. La motivazione è piuttosto semplice: si tratta di tribù che si inoltrano nel cuore della foresta per sfuggire alla costante avanzata del "progresso". Il disboscamento di aree sempre più grandi per creare pascoli e la corsa all'estrazione delle risorse minerarie stanno lentamente e inesorabilmente distruggendo l'habitat di queste popolazioni.

Guardate la galleria di immagini su Repubblica.

venerdì 24 giugno 2011

Recensione: Fatherland

Autore: Robert Harris
Titolo: Fatherland
Casa Editrice: Oscar Mondadori
Anno: 2011 (XXII ristampa)
Prezzo: 9,50 €

Ieri si parlava di ucronia e il sottoscritto aveva promesso la recensione di un romanzo di questo genere in tempi brevi. Ecco, come potete vedere, sono il tipo che mantiene la parola data. La scelta è caduta su un classico, "Fatherland" dell'inglese Robert Harris, che ho cercato a lungo finchè, un bel giorno, me lo sono trovato davanti alla Feltrinelli: nonostante i pochi soldi in tasca non ho potuto fare a meno di comprarlo; e non me ne sono pentito, anzi.

Trama: Berlino, 1964. Il mondo è diviso tra una Germania uscita vincitrice dalla Seconda Guerra Mondiale e gli Stati Uniti d'America. Dopo anni di tensione, una vera e propria Guerra Fredda alternativa, il settantacinquenne Adolf Hitler è pronto a ricevere la visita del presidente americano Kennedy: è l'inizio della tanto attesa distensione. Nel frattempo, però, avviene un fatto apparentemente insignificante: in un fiume viene recuperato un cadavere. L'ispettore della Kriminalpolizei Xavier March viene assegnato alle indagini e ben presto si viene a scoprire che il morto è un personaggio in vista del regime. Il poliziotto inizia ad indagare molto a fondo...troppo a fondo per i gusti di qualcuno...

Commento: Harris riesce ad inserire magistralmente elementi ucronici e fantapolitici in una solida struttura narrativa che vi terrà incollati dalla prima all'ultima pagina. La Berlino descritta da Harris ricalca fedelmente i faraonici progetti dell'architetto del regime Albert Speer e altrettanto credibili sono l'assetto sociale e la struttura del regime nazista, vista la presenza nel romanzo di numerosi personaggi realmente esistiti. Libro fortemente consigliato.

giovedì 23 giugno 2011

Ucronia mon amour

«Cosa sarebbe successo se...?» Quante volte ci siamo posti questa domanda pensando alla nostra vita oppure a qualche evento storico? La Storia del genere umano è piena di situazioni e di personaggi che, in determinate condizioni, avrebbero potuto stravolgere il corso degli eventi. Giusto per fare un esempio, se Alessandro Magno non fosse morto giovane a Babilonia, forse oggi in Italia si parlerebbe greco o comunque una lingua da esso derivata.

Certo, tutti sappiamo che la Storia non si fa con i "se" (volendo ci potrebbero essere delle eccezioni, come vedremo), ma chi l'ha detto che anche la finzione narrativa debba rifarsi a questo dogma? D'altra parte sono proprio questi "se" la ragion d'essere dell'ucronia, sottogenere in cui le vicende narrate si svolgono in percorsi alternativi della Storia. Certo, devono essere scenari credibili, come in "Fatherland" di Robert Harris (di cui prossimamente posterò una recensione): un Lussemburgo che da solo respinge la Wehrmacht e conquista Berlino proprio non lo è.

Segue, per i neofiti del genere, una breve lista di titoli. La lista non ha la pretesa di essere completa o esaustiva, anzi. Eventuali segnalazioni e integrazioni sono più che benvenute.


  • Robert Harris - Fatherland
  • Philip K. Dick - La svastica sul sole
  • Enrico Brizzi - L'inattesa piega degli eventi
  • Philip Roth - Il complotto contro l'America
  • Alessandro Girola - Prometeo e la guerra (trilogia in ebook scaricabile dal blog dell'autore)
  • Pierfrancesco Prosperi - Garibaldi a Gettysburg
  • Carlo Capparelli - Una storia sbagliata (ebook)

Un discorso a parte meriterebbe la cosiddetta "storia controfattuale", di cui io stesso so ben poco. Mi sono imbattuto in questa definizione in una delle mie peregrinazioni su Wikipedia e questo mi spinge a procedere coi piedi di piombo. In ogni caso la pagina è questa. Personalmente mi sembra piuttosto interessante, se non altro come esercizio. Voi ne sapete qualcosa in più? Illuminatemi!

martedì 21 giugno 2011

Frau Klotz, la storia sudtirolese e altre amenità


Il manifesto della Suedtiroler Freiheit per il cinquantennio della Feuernacht e le successive reazioni, non fanno altro che confermare quanto da me già scritto in questo blog circa l'incapacità della classe politica sudtirolese di lasciarsi alle spalle il passato per concentrarsi sul presente e sul futuro. In un posto "normale" vicende di cinquanta o cento anni fa non sono al centro del dibattito politico, bensì sono oggetto di analisi e di studio da parte degli storici. Ma d'altra parte si sa, il Sudtirolo non è un posto normale e fare un uso strumentale della Storia è molto più semplice rispetto a creare un programma politico basato sul presente.

La Klotz incarna alla perfezione quanto detto fino a questo momento. La sua politica ottocentesca si basa su rivendicazioni che potevano essere valide nel'45 o negli anni '50, ma che ora risultano anacronistiche e superate dallo scorrere degli eventi. Al di là dello Statuto di autonomia bisognerebbe ricordarsi che nel 2011 le popolazioni tirolesi sono di fatto riunite: Italia e Austria sono entrambe nell'Unione Europea, hanno la stessa moneta e hanno sottoscritto il trattato di Schengen, senza contare l'istituzione dell'Euregio tirolese, il cui primo presidente è il nostro Luis Durnwalder. Anche la stessa SVP si comporta così, esaltando taluni periodi storici,vedi i misfatti del Ventennio fascista, tralasciandone altri, come il collaborazionismo durante l'occupazione nazista, per giustificare il proprio operato.

Come è possibile tutto questo? Semplice, è il frutto dell'assenza di un punto di vista oggettivo sulla storia sudtirolese. Ogni gruppo linguistico ha il suo che è antitetico rispetto a quello dell'altro. Provate a fare un esperimento: prendete un ragazzo di madrelingua tedesca e uno di madreligua italiana, fate loro qualche domanda - opzioni, stagione delle bombe, eccetera - e confrontate le risposte. Ammesso che il secondo sappia di cosa stiate parlando, visto che nelle scuole italiane certe cose sono tabù. Il risultato sono pesanti incomprensioni, come l'equazione "italiano = fascista" o la fatidica domanda "ma perchè si parla tedesco qui?".

Ora, visto quanto detto finora, bisognerebbe considerare tre fattori:

a)il passato è passato e in quanto tale non si può modificare: i viaggi nel tempo esistono solo nella finzione cinematografica e anche lì ci viene insegnato che i rischi sono superiori ai benefici. Ergo è inutile avvelenarsi il sangue;

b)che piaccia o no dobbiamo convivere. Chi non è d'accordo può tranquillamente fare i bagagli e andare rispettivamente a Trento o a Innsbruck. Però qui si sta meglio, vero? Questa constatazione ci porta al punto successivo;

c)il benessere sudtirolese è solo il frutto di una concatenazione fortuita di eventi. Se la provincia fosse rimasta austriaca ora sarebbe solo una porzione del Tirolo. D'altro canto se non ci fosse la popolazione di madrelingua tedesca - e se questa non fosse stata particolarmente combattiva in passato - quella di Bolzano sarebbe una provincia come tutte le altre. In ogni caso sarebbe sensibilmente più povera, visto che non siamo il Qatar e che produciamo mele e non petrolio;

Detto questo, secondo me ci vorrebbe un mea culpa collettivo e, perchè no, anche un think-tank di storici - sul modello della commissione mista italo-slovena - per raggiungere finalmente una sintesi condivisibile da tutti i gruppi linguistici. Mi rendo perfettamente conto che in provincia ci siano problemi ben più gravi, ma come addetto ai lavori credo che potrebbe trattarsi di un esperimento molto interessante.

Mi sorge spontanea una domanda: sono l'unico a pensarla in questo modo? C'è anche altra gente a cui interessa la faccenda? Sarei proprio curioso di saperlo, almeno capirei se questa lotta contro i mulini a vento continuerà ad essere solitaria o meno...

lunedì 13 giugno 2011

E il quorum fu

Dopo 16 anni oggi è stato nuovamente superato il quorum in un referendum abrogativo. Al momento i dati del Viminale - ancora parziali visto che non includono i voti dall'estero - parlano di un'affluenza del 57% per tutti e quattro i quesiti, con una netta preponderanza per i sì, che al momento sono oltre il 90%. Mentre i comitati referendari festeggiano, il sottoscritto preferisce fare un paio di riflessioni, visto che, a pensarci bene, non c'è molto da stare allegri.

Mi spiego meglio. Tre dei quesiti riguardavano argomenti estremamente importanti quali l'acqua e l'energia nucleare. Quest'ultimo, poi, ha assunto un significato del tutto nuovo a seguito dell'incidente nell'impianto giapponese di Fukushima. Ora, per dei quesiti di capitale importanza come questi, un 57% di affluenza mi pare un po' poco, soprattutto se lo confrontiamo con il dato delle amministrative di maggio: al primo turno, nei comuni, si è raggiunto ben il 68,58% (fonte), dieci punti percentuali in più. Pur trattandosi di dati relativi a bacini di elettori estremamente diversi tra loro, credo che questo debba farci pensare un po'. In parte è sicuramente colpa dell'abitudine tutta italiana di prendere sottogamba i referendum, considerandoli poco più di una inutile perdita di tempo. Dall'altra è anche colpa di anni e anni di inviti a disertare le urne per impedire il raggiungimento del quorum, in modo da far fallire la consultazione. Entrambi sono bruttissimi segnali che dimostrano, a mio avviso, una scarsa coscienza politica: si continua a preferire la nomina di rappresentanti di cui spesso e volentieri non si conoscono neppure i nomi al poter decidere da sè, senza delegare niente a nessuno.

Un altro motivo più che sufficiente a contenere i festeggiamenti è il carattere temporaneo dell'esito del referendum. Il risultato, infatti, è valido solo per cinque anni, quindi oggi è stata vinta una battaglia, per carità importantissima, ma la guerra continua, tanto più che il Sole 24 Ore già parlava di una probabile nuova legge bipartistan sulla gestione dell'acqua (fonte). Non lasciamoci inebriare dalla vittoria e teniamo gli occhi bene aperti, visto che in Italia "fatta la legge, trovato l'inganno".

PS. da domani si ritorna tra i campi. A presto con una nuova recensione ucronica ;)

domenica 12 giugno 2011

Recensione: Caino


Autore: Josè Saramago
Titolo: Caino
Casa Editrice: Feltrinelli
Anno: 2010
Prezzo: 15,00 €



In "Caino", l'ultimo libro pubblicato dal premio Nobel portoghese prima della sua morte, avvenuta il 18 giugno 2010, Josè Saramago torna a parlare di religione. Lo aveva già fatto un ventennio fa con "Il Vangelo secondo Gesù Cristo", una rilettura critica del Nuovo Testamento che aveva suscitato aspre polemiche da parte delle gerarchie ecclesiastiche e da varie associazioni cristiane. In "Caino", invece, Saramago disseziona il Vecchio Testamento, usando come protagonista proprio Caino, il primo omicida della Storia, emblema della malvagità umana, trasformato dall'autore in un essere umano come tutti gli altri, senza particolari pregi o difetti, ma sempre in balia del proprio destino e della volontà di un Dio cinico e meschino. Dopo la morte del fratello, Caino si ritroverà a vivere altri momenti "clou" della Bibbia, come la distruzione di Sodoma e Gomorra, il sacrificio di Isacco o la vicenda di Giobbe, fino ad arrivare ad una versione alternativa e inaspettata del Diluvio Universale.

Se avete già avuto il piacere di leggere il Vangelo sappiate che "Caino" si trova sul suo stesso piano qualitativo e stilistico, quindi leggendolo andrete sul sicuro. In caso contrario preparatevi ad uno stile di scrittura piuttosto articolato, fatto di lunghi periodi in cui si intrecciano diverse subordinate. Inizialmente può sembrare un po' ostico, ma una volta entrati nella giusta ottica, il libro diventa estremamente godibile, non risultanto un mattone anche in virtù della sua brevità (144 pagine). L'unica nota dolente è il prezzo: 15 euro sono una bella cifra, probabilmente troppo alta anche per un'opera di questo tipo. E' evidente che i furboni della Feltrinelli hanno pensato bene di sfruttare i fattori "novità dell'opera" e "recente morte dell'autore" - da notare la ristampa di buona parte delle opere più famose di Saramago - per fare un bel po' di soldi. Per nostra fortuna, però, esistono le biblioteche.

lunedì 6 giugno 2011

I referendum del 12 e 13 giugno

Ormai lo sanno - o meglio dovrebbero saperlo - anche i muri, il 12 e il 13 giugno ci sarà la chiamata alle urne per i referendum. Visto che organi ufficiali di informazione sono abbastanza latitanti e piuttosto restii a fornire notizie utili sull'evento, probabilmente è il caso di ricordare alcuni punti essenziali.

Innanzitutto bisogna ricordare che i referendum sono abrogativi e che quindi bisognerà votare "Sì" se si desidera eliminare la norma oggetto del quesito referendario, mentre sarà necessario votare "No" se si desidera mantenerla in vigore. Ma quali e quanti sono i quesiti referendari? Sono quattro e ora li osserveremo nel dettaglio.

Primo quesito: riguarda le modalità di affidamento della modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Attualmente la normativa prevede l'affidamento della gestione del servizio idrico, tramite gara, a società private o a società miste in cui il privato - sempre scelto tramite gara - detenga almeno il 40% del capitale. Votando "Sì" la gestione dell'acqua rimarrà pubblica.

Secondo quesito: riguarda la possibilità o meno che la tariffa del servizio idrico preveda una "adeguata remunerazione" del capitale investito. La normativa attuale prevede che il gestore del servizio ottenga dei profitti caricando la bolletta dei cittadini di un 7% a remunerazione del capitale investito, senza nessun obbligo di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Votando "Sì" si eliminerà questa possibilità.

Terzo quesito: riguarda la realizzazione di centrali ad energia nucleare sul territorio italiano. L'attuale governo ha deciso il ritorno al nucleare con un decreto legge del 2008, successivamente convertito in legge. Dopo l'incidente di Fukushima lo stesso governo ha fatto parzialmente marcia indietro con una moratoria di un anno, sperando di annullare il quesito. Tuttavia la Cassazione ha dichiarato il quesito ancora valido. Votando "Sì" eviteremo la costruzione di nuove centrali nucleari.

Quarto quesito: riguarda il cosiddetto legittimo impedimento. L'attuale normativa prevede che il Presidente del Consiglio possa richiedere il legittimo impedimento a comparire in una udienza penale in caso di concomitante esercizio di una delle funzioni previste dalla legge o di attività coessenziali alle funzioni di Governo. Lo stesso vale per i ministri in carica. In caso di legittimo impedimento il giudice è tenuto a rinviare il processo all'udienza successiva. Votando "Sì" si annullerebbe questa norma.

I seggi saranno aperti dalle 8:00 alle 22:00 di sabato 12 giugno e dalle 07:00 alle 15:00 di domenica 13. Il referendum sarà valido se si supererà il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto.


PS. questo sarà uno degli ultimi post "politici" del blog. Mi sono reso conto che la rete è già piena di siti di (contro)informazione e non mi sembra il caso di aggiungere un'altra voce al coro. Continuerò invece a farlo per quanto riguarda il "locale" sudtirolese, anche se in ogni caso cercherò di indirizzarmi sempre di più verso i temi già espressi nel post di apertura. Inoltre ho già in mente alcuni temi nuovi che spero siano interessanti. Per concludere vi avviso che per le prossime settimane sarò impegnato in campagna almeno quelle 9-10 ore al giorno, quindi non so quanto potrò aggiornare il blog, ma in ogni caso ho già un paio di articoli pronti ;)

mercoledì 1 giugno 2011

Sedicente editoriale: analizzando dati

Siamo a giugno. "Il mondo nuovo" ha superato il mese di vita e penso sia il caso di provare a buttare giù qualche considerazione, anche perchè alcuni dati delle statistiche del blog mi fanno sorridere. Sì, questo è un post di autocelebrazione, però a leggerlo tutto vi farete sicuramente almeno una risata.

Partiamo dal numero di visite. Il blog sta crescendo lentamente ma costantemente e ogni giorno si registrano un buon numero di visite, con l'eccezione del 15 maggio, giorno in cui la piattaforma Blogger non era attiva. Il tutto senza che il sottoscritto abbia fatto della promozione spammando il sito a destra e a manca. Direi che posso avere almeno un buon motivo per essere contento. Per quanto riguarda i singoli post devo - purtroppo - constatare che quelli più letti sono tutti quelli che trattano di politica e attualità, mentre le recensioni non se le guarda (quasi) nessuno. Insomma, a quanto pare ho toppato target o forse per la narrativa ci sono blog ben più autorevoli e seri del mio. In ogni caso ci sono ancora parecchio margine di miglioramento e mi sento fiducioso.

Ora siamo arrivati alla parte divertente. Sapete quali sono le parole chiave di ricerca con cui si arriva qui? Guardate un po' l'immagine qui sotto, relativa all'ultima settimana.


A quanto pare la maggior parte dei visitatori sono nazistoidi di internet. Pfff...i nazisti di internet. Io li odio i nazisti di internet.